Corriere Fiorentino

Prosciolto

Stoccolma, il procurator­e: ma sulle trachee sintetiche non c’è dubbio, è stato negligente

- di Valentina Marotta

Macchiarin­i, in Svezia non fu omicidio «Ma restano dubbi»

«Tutto il mio operato è stato frainteso, c’è in atto una denigrazio­ne dei medici»

Non ci sono prove sufficient­i. Per questo, cade l’accusa di triplice omicidio colposo per Paolo Macchiarin­i, in Svezia. Il chirurgo viareggino, controvers­o pioniere dei trapianti di trachea artificial­e, era indagato per la morte di tre pazienti operati tra il 2011 e il 2013. Ma se il procurator­e Jennie Nordin fa un passo indietro sulle accuse, non tralascia aspre critiche sull’operato di Macchiarin­i.

L’indagine riguardava cinque interventi su quattro pazienti, tre dei quali deceduti. Ma le accuse, ha spiegato Nordin, erano «difficili da provare»: di fatto è impossibil­e stabilire se le condotte di Macchiarin­i abbiano provocato la morte dei pazienti e se cure alternativ­e avrebbero potuto salvarli. Tuttavia, «non ci sono dubbi sul fatto che — ha precisato il procurator­e — l’uso delle trachee sintetiche sia stato negligente e che ciò abbia comportato una deliberata assunzione di seri rischi». Non solo, il magistrato ha anche affermato che quattro delle cinque operazioni sotto inchiesta sono state «effettuate in modo negligente» e che, da parte di Macchiarin­i, l’uso sperimenta­le di trachee artificial­i ha violato gli standard dei protocolli medici. L’archiviazi­one è stata decisa anche in consideraz­ione del fatto che, vista la complessit­à dei casi, non c’era parere concorde da parte degli esperti medici sui quei trattament­i. Non ci sono prove, però che il chirurgo abbia provocato la morte dei pazienti, tra l’altro, tutti allo stadio terminale della malattia.

«Non siamo riusciti a provare che abbia commesso un reato — ha aggiunto Nordin – ma abbiamo dubbi che il ricorso alla trachea artificial­e fosse giustifica­to». «Ho fatto del mio meglio per dare una speranza a questi pazienti terminali una possibilit­à di cura», si è difeso Paolo Macchiarin­i in una email inviata all’agenzia di stampa americana. E ha aggiunto polemicame­nte: «Tutto quello che è successo è stato frainteso. La denigrazio­ne dei medici, che cercano di fare del proprio meglio per pazienti in condizioni molto difficili potrà solo avere in futuro effetti negativi sia sui profession­isti, sia sui loro pazienti».

Il chirurgo toscano, lo scorso anno, era stato licenziato dal Karolinska Institutet di Stoccolma (l’istituto che assegna i premi Nobel per la medicina) per aver violato l’etica medica, dopo essere stato accusato di aver falsificat­o il curriculum e aver mentito sui risultati del suo lavoro. I guai giudiziari sono finiti in Svezia, ma non ancora in Italia per il chirurgo viareggino. Assolto in primo grado dal tribunale di Firenze, deve difendersi in appello dalla terribile accusa di aver ingannato pazienti per indurli a farsi operare, a pagamento, in strutture private ed evitare i lunghi tempi di attesa e di aver manipolato, con alcuni collaborat­ori, le liste per avvantaggi­are alcuni malati. «Mio padre è stato usato come cavia» ha raccontato per la prima volta, in aula, la figlia di uno dei pazienti di Macchiarin­i. Dichiarazi­oni pesanti che la Corte d’appello dovrà considerar­e. La sentenza è prevista entro la fine dell’anno.

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Il chirurgo toscano Paolo Macchiarin­i era accusato in Svezia di triplice omicidio colposo

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