La birreria, la disco e lo sballo Le notti che non finiscono mai
Lei di Fucecchio, loro di Certaldo e il rito del venerdì prima in treno ora in auto
La nebbia umida del mattino avvolge tutto. L’Ospedale psichiatrico giudiziario, ormai vuoto, si staglia come sempre in fondo al Parco dell’Ambrogiana, alla fine di Viale Umberto. Passa il treno, passano le signore con il cane. C’è il mercato, il sabato, a Montelupo. Il nastro bianco e rosso della polizia stride con la tranquillità cui è abituata la gente del paese. C’è la polizia scientifica, ci sono i carabinieri, che tracciano le macchie di sangue lungo il viale. Tra la nebbia, il silenzio viene interrotto solo da qualche domanda dei passanti: «Ma cosa è successo?».
Ieri Montelupo si è svegliata scenario di un film dell’orrore. Una ragazza, una diciassettenne, trovata riversa tra un mucchio di foglie poco dopo il ponte della ferrovia, a metà del viale. La fine di una serata come tante, passata a ballare nel locale più conosciuto e frequentato dai ragazzi della zona. «I miei figli prima ci venivano in treno, adesso vengono in macchina. A me questo posto non mi è mai piaciuto, non mi piaceva che frequentasse questo ambiente. Ora avrà capito anche mio figlio, che è bene starci lontani da certi posti». La discoteca, lo scorso marzo, era stata chiusa per 15 giorni per motivi di ordine e sicurezza dopo una rissa, come nel 2014, sempre 15 giorni di serrata, quando una giovane di 16 anni accusò un’intossicazione da alcol.
Ma la madre di uno dei ragazzi che ieri mattina ha lanciato l’allarme sulla scomparsa della giovane, non ha dubbi: «Sono amici, non le avrebbero mai fatto del male». I ragazzi sono di Certaldo, la giovane ricoverata è di Fucecchio, si conoscono, sono amici. Fanno parte di un gruppo come tanti della zona, si danno appuntamento al Mood, o al pub vicino, per poi andare a ballare. Il sabato, non si va a scuola in molti istituti dell’empolese-valdelsa, quindi il venerdì sera si può sballare. Ci sono quelli che arrivano col treno, e a piedi raggiungono la zona industriale, dove c’è la discoteca, o il pub, a poche centinaia di metri di distanza. Chi arriva con la macchina a volte parcheggia anche sulla statale, e a piedi, al buio, affronta qualche centinaio di metri per arrivare alla birreria. Ridono, scherzano, si incontrano tra una birra e uno shot. Anche se sono minorenni. Spesso, non dimostrano gli anni che hanno, eludono gli sguardi dei baristi, o si fanno comprare l’alcol dagli amici più grandi. Poi ripartono. Verso la discoteca, verso una notte che non finisce mai. Ragazzi che, a volte, con la scusa del «resto a dormire da un amico» rifilata ai genitori, non tornano a casa.