Corriere Fiorentino

Il valzer della Rondine

Martedì l’opera di Puccini (mai rappresent­ata a Firenze) apre la stagione Storia, successo e oblio della commedia lirica, con una protagonis­ta padrona del proprio destino

- Francesco Ermini Polacci

Pare davvero incredibil­e, ma fino ad oggi La rondine di Puccini al Teatro del Maggio Musicale non è mai andata in scena. Doloso sarebbe stato sfuggire al centenario della sua premiére, ed ecco che dopo tanto penare finalmente La rondine arriva a Firenze, all’Opera (17-25 ottobre): è un nuovo allestimen­to firmato da Denis Krief (regia, luci, scene, costumi), con interpreti principali Ekaterina Bakanova (Magda), Matteo Desole (Ruggero), Hasmik Torosyan (Lisette), Stefano Antonucci (Rambaldo), Matteo Mezzaro (Prunier), e sul podio dei complessi strumental­i-corali del Maggio Valerio Galli.

Delle dodici opere di Puccini, La rondine rimane ancora oggi la meno rappresent­ata e la meno popolare. Ingiustame­nte. Scritta fra il 1914 e il 1916, nella prediletta villa di Torre del Lago, doveva essere inizialmen­te un’operetta, stando almeno alla richiesta che il Carl-Theater di Vienna aveva avanzato a Puccini, accompagna­ndola con una sostanzios­a offerta in denaro. Ma quel genere svagato e spumeggian­te non si addiceva alle corde di Puccini, portate ad indagare le verità dell’animo umano: «Al diavolo i viennesi! Io l’operetta non la faccio e non la farò mai!», sbotta ad un certo punto. Incaricò così Giuseppe Adami, autore anche dei libretti di Tabarro e di Turandot, di rielaborar­e il soggetto originale, trasponend­olo in italiano. Dopo un tormentato lavoro di adattament­o, La rondine diventò alla fine una «commedia lirica», tre atti per una vicenda che si svolge nella Parigi di metà Ottocento. È qui che Magda, mantenuta di lusso e amante del banchiere Rambaldo, conosce il giovane studente squattrina­to Ruggero e se ne innamora, rivivendo Le prove Ekaterina Bakanova in momento delle prove al Teatro del Maggio (foto: Pietro Paolini / Terraproje­ct /Contrasto) i fremiti di una passione della gioventù. Ma lei è in fondo una rondine, come le predice il poeta Prunier (che con Lisette, cameriera di Magda, forma l’altra coppia dell’opera): migra speranzosa verso il sole, ricercando il calore di un amore che forse non arriverà mai. O anelando a chissà cosa. Magda lascia Rambaldo, e con Ruggero si rifugia in Costa Azzurra.

Ma quando qui giunge la lettera della madre di Ruggero che benedice le nozze fra il figlio e Magda, quest’ultima capisce che l’illusione non può continuare: abbandona l’amato in lacrime, portando con sé il ricordo di quei giorni trascorsi accanto a lui e riprendend­o così il volo verso il suo destino. La conclusion­e suona lieve, come sospesa. Il 27 marzo 1917, al Théâtre de l’Opéra di Montecarlo (terreno neutrale, dato che nel resto d’Europa infuriava la guerra), La rondine ebbe il suo felice battesimo, tenuto peraltro da interpreti leggendari come Tito Schipa e Gilda Dalla Rizza. Al Teatro Comunale di Bologna, il 2 giugno di quel medesimo anno, si tenne la prima italiana. Di lì a pochissimo arrivò però l’oblio: vuoi perché la critica vide superficia­lmente in essa solo un’operetta mancata, vuoi – come dichiarò lo stesso Puccini – per le cattive esecuzioni che seguirono subito dopo. E poi rimaneva il problema di quel finale, zuccheroso, irrisolto e senza catarsi, poco pucciniano. Tormentò lo stesso compositor­e fino a pochi mesi prima della morte. Dell’epilogo finale vennero fuori così fuori altre due versioni: una (1920), fugacement­e presentata

 Magda, mantenuta di lusso, si innamora di uno studente squattrina­to ma il grande amore alla fine non trionferà

a Palermo e a Vienna, vede Magda partire d’improvviso su istigazion­e di Prunier; l’altra (1921-22), che Puccini mai portò sulle scene, ribalta completame­nte la situazione, perché è Ruggero a piantare in asso Magda, e in modo brutale, dopo aver saputo, da una lettera anonima, del passato equivoco della donna. Ma alla fine Puccini optò per il primo finale (la versione del 1917 è quella comunement­e eseguita), e comunque in tutte le tre versioni rimangono dei dati incontrove­rtibili: il legame amoroso fra i due si spezza e Magda, abbandonan­do la vita accanto a Ruggero, riprende il suo volo.

E in lei, protagonis­ta di una storia che può ricordare quella di Violetta nella verdiana Traviata (ma rimanendon­e lontana per più versi), Puccini finisce allestimen­to di Denis Krief e sul podio Valerio Galli

Tra gli interpreti Ekaterina Bakanova (Magda), Matteo Desole (Ruggero) e Stefano Antonucci (Rambaldo)

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