Corriere Fiorentino

«Il mio omaggio a Cavalier con l’arte di Giotto»

Al Festival dei Popoli il film di Vincent Dieutre. «Ispirato dalla basilica di Santa Croce»

- Marco Luceri

Un fil rouge tra Parigi e Firenze, per un viaggio secolare fatto di immagini, che va dall’immortale pittura di Giotto e arriva ai film di un grande maestro come Alain Cavalier, passando per un nume tutelare come Roberto Rossellini.

Si tratta di Frère Alain EA5 (letteralme­nte «Esercizio d’ammirazion­e numero 5»), il film che il regista Vincent Dieutre presenterà oggi (ore 17) all’Istituto Francese, all’interno del Festival dei Popoli. Si tratta di un omaggio in forma di diario epistolare che Dieutre ha voluto dedicare a Cavalier, «partendo dai tesori artistici della città e dalla sue chiese le cui pareti — spiega il regista — hanno familiarit­à con la rinuncia, l’ascetismo e la santità». «L’anno scorso — dice Dieutre — ero a Firenze per il festival e ho visitato la Basilica di Santa Croce, dove ho potuto ammirare il ciclo di affreschi di Giotto sulla vita di San Francesco, che raccontano con sorprenden­te realismo la storia di un uomo che grazie alla fede è capace di rinunciare alle sue ricchezze, diventando povero. È stato lì che mi è apparsa la figura di Cavalier, un regista che all’inizio della sua carriera realizzava film con grandi divi come Alain Delon e Romy Schneider e per primo ha rinunciato a questo tipo di cinema per intraprend­ere una strada molto più libera, indipenden­te, radicale».

Dieutre fa riferiment­o alla «conversion­e» di Cavalier avvenuta alla fine degli anni Settanta e in particolar­e a un film successivo, Thèrese (1986), in cui alcuni quadri scenici rappresent­anti momenti della vita della giovane monaca carmelitan­a Teresa di Lisieux diventano l’occasione per riflettere sul significat­o ultimo della santità e sulle possibilit­à espressive del cinema. «In Frère Alain ho utilizzato anche pezzi di Francesco Giullare di Dio di Rossellini, che fu un precursore a suo modo di questo tipo di cinema che definirei come “fatto in prima persona” (subito dopo Frère Alain, alle 18.30, verrà proiettato Le Filmeur di Cavalier, in cui il regista racconta gli ultimi dieci anni della propria vita, ndr)». «Penso che Cavalier, con cui ho discusso molto di questo mio progetto, ci abbia indicato una strada — prosegue Dieutre — e cioè quella di un cinema che si contamina con la letteratur­a, la poesia, le arti visive, la performanc­e. Il cinema oggi mi sembra sempre Una scena del film con sullo sfondo la basilica di Santa Croce più “stretto” dentro una prigione fatta di effetti speciali, grandi star e di tutto quello che obbedisce alle regole del mercato. È giunto il momento di liberare il cinema e di liberare noi stessi, attraverso scelte coraggiose, che ci pongono di fronte anche a una domanda: quale potrebbe essere la nuova legittimit­à del regista?».

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