Thereau, et voilà
Il francese segna una doppietta e stende la sua ex squadra «Che bello, in tribuna c’era anche mio figlio Solal» I viola ripartono dopo la sconfitta contro il Chievo e restano agganciati al gruppone che lotta per l’Europa
Chissà come avrà festeggiato Solal, seduto lì in tribuna in mezzo ai tifosi viola. Il piccolo Thereau per la prima volta a Firenze per vedere Cyril giocare al Franchi, ha portato fortuna. E non solo al babbo. La Fiorentina vince e cancella Verona, giocando anche bene per tutto il primo tempo ma finendo per chiudere la partita in affanno. Stanca e impaurita. Proprio questo è l’aspetto da non sottovalutare del pranzo di ieri: perché la sfida alla modesta Udinese (ma Delneri è proprio sicuro di averci guadagnato tra Thereau e Maxi Lopez?) ha detto che la Fiorentina, finché le gambe girano e il ritmo resta alto, è una squadra che inizia ad avere automatismi per mettere in difficoltà chiunque. Al tempo stesso però, quando le energie calano, ecco che la perdita tecnica dovuta alla rifondazione estiva (Borja Valero, Ilicic e Vecino non si sostituiscono così facilmente) si fa sentire. Anche perché la squadra è giovane e l’esperienza per gestire il ritmo e l’andamento delle partite, è poca. E così, dopo un’ora di dominio, è arrivata l’ultima mezzora di pura sofferenza, con l’1-2 friulano di Samir (brutto svarione di Astori), il gol annullato a De Paul per fuorigioco (giudicato anche con il Var) e l’occasione clamorosa avuta per un errore di Badelj (forse l’unico del croato) in fase di costruzione di gioco.
Detto questo, la vittoria resta. E pure meritata. Schierata con il 4-3-3, con Benassi più arretrato (e finalmente ispirato) in posizione di classica mezzala destra, la squadra viola domina il gioco fin dal primo minuto. Il pressing di Veretout aiuta a recuperar palloni in serie e anche Simeone e Thereau sembrano in palla: il Cholito però sbaglia un paio di occasioni di testa, mentre Thereau (servito dal buon Benassi) mette a soqquadro la sua ex difesa e prende un palo dopo un salvataggio in extremis del fiorentino Angella. Jella pura insomma, combattuta con la determinazione di chi voleva cancellare quindici giorni amari dopo la pessima domenica del Bentegodi. E così ecco il primo gol di Thereau al Franchi, in tap-in, e festeggiato con le dita della mano larghe e con un bacio a Solal in tribuna. Il bombardamento viola continua anche dopo il vantaggio, Benassi in versione assist-man smarca pure Simeone, ma il palo (clamoroso) dice no anche al numero 9.
Il tempo dunque si chiude con un grande applauso del Franchi (in curva a proposito c’era anche Narciso Parigi, 90 anni tra pochi giorni) ma con l’amarezza e la preoccupazione di non aver già chiuso i conti. E infatti nella ripresa il copione cambia. Thereau segna ancora, proprio mentre la curva Fiesole si mette a cantare contro Della Valle («Della Valle vattene», «Salutate la minoranza»), ma nel frattempo le gambe di Chiesa, di Benassi, Thereau e qualche altro non girano più. E la discesa diventa salita. Come contro il Bologna, Pioli si arrocca (forse troppo) e tira via punte e mezze punte per inserire Vitor Hugo, Eysseric e Sanchez. Il sistema di gioco diventa 5-4-1, con i viola incapaci di tener palla e pungere in contropiede. Ogni palla portata avanti dai friulani diventa un pericolo, ogni palla da spazzar via sembra scottare tra i piedi dei viola, fino a quel momento brillanti e sicuri di se stessi.
Lo stadio si accorge dell’affanno e inizia a cantare a squarciagola, Sportiello invece sbroglia qualche situazione pericolosa e aiuta la Fiorentina a portare a casa i tre punti. Missione compiuta dunque, ma per l’Oktober fest viola serviranno altre vittorie.
Domenica c’è il Benevento, poi arriverà il Torino al Franchi (in infrasettimanale) e la trasferta di Crotone. La possibilità di accorciare sulla zona Europa (ora distante 4 punti, ma con la Sampdoria che ha una partita in meno) e dare un senso alla stagione, esiste. A patto di non sottovalutare gli stenti del secondo tempo e quei segnali di immaturità che Pioli (per ora) cerca di combattere mettendo in campo difensori per attaccanti.
Lungo applauso per Narciso Parigi che per i suoi 90 anni è stato invitato in curva