UNA SQUADRA A DUE TEMPI
Le ultime tre partite casalinghe della Fiorentina si somigliano moltissimo. Sembrano sorelle. A un primo tempo brillante segue una ripresa sofferente. È successo contro il Bologna, poi contro l’Atalanta e ieri di fronte all’Udinese. In due casi su tre è arrivata la vittoria con il ricorrente punteggio di due a uno, mentre un gol dell’Atalanta nell’ultimo minuto di recupero è costato due punti. Questa caratteristica di efficacia che poi scompare, quasi fosse travolta da un calo fisico generale, sembra dominante in questo inizio di stagione e mette in fila da una parte un sottile ottimismo e dall’altra una quota di preoccupazione. È consolante vedere la Fiorentina nel primo tempo impadronirsi del campo e controllare tutto, anche con la complicità di una Udinese del tutto assente, ed è preoccupante notare la sua difficoltà appena l’avversario, con i giusti cambi, entra in partita. Comunque sia la vittoria è arrivata e questo dato di fatto scolorisce i rilievi critici che, però, non scompaiono. Di buono abbiamo visto anche un cambio di modulo, con il passaggio a un 4-3-3, in certe fasi molto evidente, che ha dato più equilibrio e che , soprattutto, ha restituito Benassi a un ruolo nel quale sarà ancora più utile appena avrà raggiunto una miglior condizione atletica. Anche la Fiorentina finché ha fiato, come si diceva una volta quando il covercianese era un linguaggio sconosciuto, ha una sua dignità creativa, e anche nei movimenti difensivi sembra ben organizzata, poi tutto si annebbia. Ci sono, poi, delle difficoltà individuali, sul piano atletico, che si possono notare soprattutto in Chiesa e in Simeone e tutto questo, annebbiando le ripartenze, toglie pericolosità al contropiede. È stata, quasi a bilanciare le difficoltà dei giovani attaccanti, la giornata di Thereau, vincitore del festival dell’ex con la sua doppietta. Gol a parte, Thereau ha una sua utilità tattica perché, fino a quando non cala, appare in settori del campo e in momenti di gioco in cui diventa l’ospite inatteso e decisivo. Non finisce le partite, o almeno non le finisce tutte, ma spesso le definisce.