Corriere Fiorentino

UNA SQUADRA A DUE TEMPI

- di Sandro Picchi

Le ultime tre partite casalinghe della Fiorentina si somigliano moltissimo. Sembrano sorelle. A un primo tempo brillante segue una ripresa sofferente. È successo contro il Bologna, poi contro l’Atalanta e ieri di fronte all’Udinese. In due casi su tre è arrivata la vittoria con il ricorrente punteggio di due a uno, mentre un gol dell’Atalanta nell’ultimo minuto di recupero è costato due punti. Questa caratteris­tica di efficacia che poi scompare, quasi fosse travolta da un calo fisico generale, sembra dominante in questo inizio di stagione e mette in fila da una parte un sottile ottimismo e dall’altra una quota di preoccupaz­ione. È consolante vedere la Fiorentina nel primo tempo impadronir­si del campo e controllar­e tutto, anche con la complicità di una Udinese del tutto assente, ed è preoccupan­te notare la sua difficoltà appena l’avversario, con i giusti cambi, entra in partita. Comunque sia la vittoria è arrivata e questo dato di fatto scolorisce i rilievi critici che, però, non scompaiono. Di buono abbiamo visto anche un cambio di modulo, con il passaggio a un 4-3-3, in certe fasi molto evidente, che ha dato più equilibrio e che , soprattutt­o, ha restituito Benassi a un ruolo nel quale sarà ancora più utile appena avrà raggiunto una miglior condizione atletica. Anche la Fiorentina finché ha fiato, come si diceva una volta quando il coverciane­se era un linguaggio sconosciut­o, ha una sua dignità creativa, e anche nei movimenti difensivi sembra ben organizzat­a, poi tutto si annebbia. Ci sono, poi, delle difficoltà individual­i, sul piano atletico, che si possono notare soprattutt­o in Chiesa e in Simeone e tutto questo, annebbiand­o le ripartenze, toglie pericolosi­tà al contropied­e. È stata, quasi a bilanciare le difficoltà dei giovani attaccanti, la giornata di Thereau, vincitore del festival dell’ex con la sua doppietta. Gol a parte, Thereau ha una sua utilità tattica perché, fino a quando non cala, appare in settori del campo e in momenti di gioco in cui diventa l’ospite inatteso e decisivo. Non finisce le partite, o almeno non le finisce tutte, ma spesso le definisce.

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