LE INFINITE CRISI TOSCANE (CERCANSI INVESTITORI)
Le crisi aziendali toscane che hanno raggiunto i «tavoli» del ministero per lo Sviluppo economico sono dodici, secondo le ultime statistiche pubblicate sul sito del dicastero. Un numero che colloca la Toscana al terzo posto di questa triste classifica, dietro a Lombardia (26), Campania (15) e Puglia (13). In realtà il numero delle aziende toscane in crisi è molto più alto, perché bisogna tenere in considerazione anche le trattative che si «fermano» al livello regionale e non raggiungono quello ministeriale: tutti i «tavoli», insomma, che sono aperti in Regione e non al Ministero. Sommando i «tavoli» fiorentini e quelli romani, sono 30 le crisi aziendali attualmente in corso, con 8.799 lavoratori coinvolti e 7.572 posti a rischio. Il grosso delle vertenze si riferisce all’industria (92%). Numeri che si ricavano dalle statistiche pubblicate periodicamente dall’Unità vertenze e crisi aziendali di Palazzo Strozzi Sacrati. Da dove emerge anche un particolare degno di nota: su trenta «tavoli» aperti durante questo mandato di Enrico Rossi e della sua squadra, soltanto sei sono nuovi. Tutti gli altri, 24, sono eredità del passato, ovvero crisi che durano ormai da anni. Sono crisi «storiche», che passano da un tavolo all’altro, da un verbale a un comunicato stampa, senza l’ombra di una soluzione. L’esempio per eccellenza è la ex Lucchini di Piombino, ma si trascinano da anni anche i casi della Magona (contratti di solidarietà), la Eaton di Massa (oltre 200 dipendenti in disoccupazione), la ex-Pirelli adesso Bekaert di Figline Valdarno (400 persone a rischio), i Cantieri di Pisa (la proprietà ha chiesto il concordato preventivo), la Richard Ginori (è sul tavolo del Mise), la Smith di Volterra (100 esuberi). E si potrebbe continuare. Intanto gli ammortizzatori sociali per i dipendenti sono agli sgoccioli o sono già finiti. Il punto è che i posti di lavori non si salvano spostando i fascicoli da un tavolo all’altro, ma con imprenditori che vogliono investire.