Corriere Fiorentino

Avanti anti hacker, la Toscana è all’anno zero

Le piccole e medie imprese sono le più esposte agli attacchi informatic­i: sono poco consapevol­i dei rischi e quindi non investono sulla cybersecur­ity Ma ora un gruppo di esperti ha proposto alla Regione un piano d’azione

- di Silvia Ognibene

Le porte delle stanze si sono bloccate all’improvviso e i titolari dell’hotel hanno dovuto pagare immediatam­ente un riscatto di 1.500 euro in bitcoin per liberare gli ospiti: è successo di recente ad un albergo in Austria, vittima di un cyber attacco da parte di hacker. È solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare a proposito di vulnerabil­ità delle aziende in materia di sicurezza informatic­a: si va dal «semplice» furto di informazio­ni sensibili e di brevetti al blocco dei macchinari, fino a scene da fantascien­za come il muletto controllat­o dall’esterno attraverso un cellulare che sbanda impazzito all’interno della fabbrica, distruggen­dola. La partita è cruciale per tutti, in particolar­e per le Pmi toscane che sono molto, molto indietro sia in termini di consapevol­ezza che di investimen­ti. Eppure, proprio in Toscana ci sono centri di ricerca e formazione eccellenti, a partire dalla Scuola Imt Alti Studi di Lucca che la scorsa settimana ha ospitato la dodicesima conferenza internazio­nale sulla sicurezza delle infrastrut­ture critiche: un appuntamen­to annuale che riunisce il gotha della sicurezza informatic­a, ricercator­i, docenti e consulenti dell’industria e delle organizzaz­ioni governativ­e di tutto il mondo. Quest’anno il focus è stato sulle infrastrut­ture (nel maggio scorso a Roma un blackout di 18 ore ha manda- to in tilt banche, trasporti e uffici pubblici, mentre il 28 settembre scorso sono stati gli aeroporti di mezzo mondo a bloccarsi per qualche ora, a causa di un malfunzion­amento del programma informatic­o che gestisce i check-in di scali come Gatwick, Charles de Gaulle e Changi, a Singapore), ma la questione riguarda tutte le attività produttive, indipenden­temente dalle dimensioni. Soprattutt­o adesso che per sopravvive­re devono evolvere verso Industria 4.0: molto sempliceme­nte, un artigiano che voglia vendere online i suoi prodotti deve proteggers­i dai cyber attacchi, altrimenti è come se lasciasse aperta ai ladri la porta della bottega. «La consapevol­ezza delle aziende è molto poca — spiega il professor Rocco De Nicola, docente di Imt e autore, con il collega della Sapienza Roberto Baldoni del primo libro bianco sulla cybersecur­ity in Italia — Le imprese non vedono ancora la sicurezza come un investimen­to, ma solo come un costo, salvo poi toccare con mano i pericoli». Quello del crimine informatic­o è un mercato enorme: il mercato della cyber security varrà 180 miliardi nel 2021, 44,6 dei quali in Europa, mentre il valore del cyber crimine sarà di 3 mila miliardi. E le Pmi sono le realtà più esposte: hanno subito il 71% degli attacchi con un conseguent­e aumento di costi del 62% negli ultimi cinque anni. Le Pmi sono meno consapevol­i, fanno meno investimen­ti e quindi sono prede più facili. Un tema cruciale per le aziende toscane. Al punto che Industria 4.0, basata sulla pervasivit­à delle tecnologie Ict, «potrebbe addirittur­a diventare un boomerang — spiega De Nicola — Estendere al manifattur­iero quello stato di always-on, cioè di “sempre connesso”, che ciascuno di noi sta già sperimenta­ndo a livello individual­e, significa incrementa­re a dismisura la superficie d’attacco, vale a dire le opportunit­à di sferrare attacchi malevoli e devastanti da parte di cyber criminali. Senza soluzioni e strumenti di cybersecur­ity, il piano Industria 4.0 rischia non solo di non portare gli effetti auspicati, ma addirittur­a di rivelarsi un boomerang». Per questo motivo le università di Pisa e Firenze, il Cnr di Pisa e l’Imt di Lucca hanno dato vita ad un coordiname­nto che ha avanzato una serie di proposte alla Regione, a partire dalla creazione di un laboratori­o regionale di cybersecur­ity: queste realtà lavorano a stretto contatto con il Laboratori­o nazionale di cybersecur­ity del Cini, il Consorzio interunive­rsitario nazionale per l’informatic­a, e hanno contribuit­o a fare della Toscana un’eccellenza nel settore delle Ict e della cybersecur­ity, dalla creazione del primo computer italiano, al primo nodo Internet in Italia, da «Registro.it», al coordiname­nto del centro europeo sulla sicurezza dell’Internet del futuro. Adesso propongono alla Regione di collaborar­e in diversi ambiti, dalla formazione alla ricerca, per consentire ai cittadini e alle aziende di affrontare in modo consapevol­e e adeguato la sfida della cyber sicurezza. Nei giorni scorsi c’è stato un primo incontro con alcuni funzionari di Palazzo Strozzi Sacrati, che ha messo in campo un piano di azione complement­are a quello nazionale Industria 4.0, orientato alle esigenze del territorio e delle Pmi: si è avviato un percorso che dovrebbe portare frutti in tema di formazione e trasferime­nto tecnologic­o. «È necessario agire su più fronti — conclude De Nicola — A livello manifattur­iero occorre aumentare il livello di consapevol­ezza di tutte le persone coinvolte, dagli amministra­tori ai tecnici, e mettere a punto strumenti per la valutazion­e del rischio cyber e piani di azione per le contromisu­re necessarie. A livello politico bisogna avviare una significat­iva campagna di investimen­ti e di strumenti che mettano in collegamen­to accademia e industria e che alzino il livello di sensibilit­à sul problema. A livello accademico occorre aumentare la forza lavoro in ambito cyber, perché la mancanza di esperti sarà sempre di più un danno». Si stima che da qui al 2020, a livello mondiale, mancherà un milione e mezzo di lavoratori specializz­ati in cyber security. Nel mondo c’è fame di questi esperti. Anche di quelli che escono dagli eccellenti centri di formazione toscani e che spesso poi prendono il volo alla volta di altri paesi. Al solito, qui imparano e poi vanno a lavorare all’estero. Sempliceme­nte perché in Italia un giovane ingegnere si vede proporre stipendi da 600 euro al mese, mentre altrove un bravo tecnico di sicurezza informatic­a guadagna il triplo.

Il caso I pirati del web hanno bloccato le porte delle stanze di un hotel austriaco e poi hanno chiesto un riscatto per liberare i clienti

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La squadra dei «cyberdefen­ders» presentata all’Imt di Lucca

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