Corriere Fiorentino

«Cari giovani imprendito­ri, impegniamo­ci per Firenze»

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«Abbiamo giovani laureati, con imprese interessan­ti. Alla guida di Cna abbiamo Giacomo Cioni, Al vertice di Cna Industria è arrivata una biotecnolo­ga, Valentina Cesati, che è tornata dagli Usa. Abbiamo Marco Landi, vicepresid­ente di Federmoda Italia. Abbiamo Vivilla Zampini, che ha una bellissima azienda a Padova ed una a Firenze di consulenze, con Marco Landi vicepresid­ente Cna. Insomma, sapendo che dimentico tante persone, c’è una fibrillazi­one, un gruppo motivato e giovane che vuole rilanciare l’associazio­ne per lavorare per gli artigiani». Mentre finiscono i crostini misti con un po’ di prosciutto e si passa ai funghi freschi sulla griglia ed alla vitella e patate arrosto, con un assaggio del «gran pezzo, il pezzo forte della trattoria», Manetti cerca di spiegare che la politica dovrà provare a sfuggire alle polemiche quotidiane per continuare a lavorare: «La città ha bisogno di chi sostenga i processi di trasformaz­ione della città, su cui sta lavorando l’amministra­zione Nardella con impegno. Un periodo, non neghiamolo, difficile per l’impatto delle infrastrut­ture». Per questo, usando i criteri della sociologia, ora serve «una governance allargata, giovane, che metta insieme tutte le forze, per sostenere questo processo».

Nessuna «voglia di poltrone: solo la richiesta di un impegno maggiore delle associazio­ni, delle persone, per far prevalere il bene comune su quello di parte». Ma quale è il «bene comune» per Firenze? E cosa è Firenze: la città, l’hinterland, la provincia? «Noi festeggiam­o i 200 anni di storia, concludere­mo il terzo piano triennale di sviluppo, completand­o la rivoluzion­e digitale “4.0”: per stare sul mercato, anche noi che facciamo cose che veniva fatto due secoli fa, occorre innovare. Uno choc, per la nostra azienda, digitalizz­are, vendere online, automatizz­are tutti i processi, liberando risorse interne all’azienda». Ecco, questa deve essere Firenze per Manetti: «Prima che delimitare il territorio, Firenze deve capire che è le sue persone, sulle quali investire: le persone, nella nostra azienda come nella città, sono la prima colonna del futuro. Coinvolgen­do tutti gli stakeholde­r: noi abbiamo ottimi rapporti con i sindacati, se tutte le categorie avessero lo stesso approccio sulla città potremmo avere grandi risultati». Insomma, la città «Smart» passa prima di tutto dall’intelligen­za e dalla comprensio­ne di cosa si vuole e di come ottenerlo. «Mobike, piaccia o meno, è una figata: ma possibile che non l’abbia fatta una azienda fiorentina? Possibile che non partano dalla città iniziative come queste? Questo deve riscoprire la città: il fare. Perché il saper fare, le competenze ci sono. Vanno portate fuori, senza paura». Poi, due parole sull’azienda di famiglia: «Stiamo andando bene, i fatturati sono in aumento, esportiamo al 73% in 76 Paesi». Il tempo è prezioso, Manetti se ne va: «Ho una giornata complicata». Come sono complicati i tempi della città.

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