Magherini, niente sconti
Sentenza d’appello: niente sconti ai tre carabinieri. Eliminato anche il concorso di colpa
Morte di Riky, l’appello conferma le condanne ai tre carabinieri Maxi risarcimento per i familiari
Non solo nessuno sconto ai carabinieri coinvolti nel caso Magherini ma una condanna per omicidio colposo appesantita dai risarcimenti alla famiglia. Si è concluso così ieri in Corte d’Appello il processo di secondo grado per la morte dell’ex calciatore Riccardo Magherini avvenuta il 3 marzo 2014 a San Frediano dopo essere stato fermato dai carabinieri del radiomobile. È una corte tutta al femminile — Luisa Romagnoli, Anna Favi e Paola Masi — a scrivere la seconda sentenza sulla vicenda che tre anni e mezzo fa ha scosso Firenze. Confermate quindi le condanne a 8 mesi per Vincenzo Corni e a 7 per Stefano Castellano e Agostino della Porta. Confermata l’assoluzione per il quarto carabiniere Davide Ascenzi e per le volontarie Claudia Matta e Janeta Mitrea intervenute con l’ambulanza del 118. I giudici hanno poi disposto l’invio degli atti in Procura per valutare se sussista l’ipotesi di abuso di autorità (l’articolo 608 del codice penale che punisce il pubblico ufficiale che sottopone a misure di rigore non consentite dalla legge una persona arrestata di cui abbia la custodia).
Pesanti le provvisionali a favore della famiglia Magherini, 230 mila euro in totale: 50 mila euro alla mamma Clementina, 50 mila per il padre Guido, 100 mila per il figlio di Riccardo Brando, 30 mila per il fratello Andrea. Il giudice di primo grado Barbara Bilosi aveva invece stabilito che il danno dovesse essere quantificato dal giudice civile ma soprattutto che i militari avevano concorso a determinare la morte avvenuta «per arresto cardiocircolatorio e intossicazione acuta da cocaina associata a un meccanismo asfittico». Di tutt’altro avviso i giudici dell’Appello che hanno escluso «la compensazione per contributo causale della vittima alla determinazione dell’evento».
«Questa è la nostra grande vittoria» esultano i legali della famiglia Magherini, gli avvocati Fabio Anselmo e Mattia Alfano e gli avvocati delle volontarie Massimiliano Manzo e Maccari. «Abbiamo pianto di gioia. Questo era il nostro obiettivo — dice Andrea mentre abbraccia il padre e gli avvocati — volevamo che si riconoscesse che Riccardo non è responsabile della sua morte. Finalmente avremo quel foglio che il babbo voleva tanto per Brando, il figlio di Riccardo».
La notte del 3 marzo 2014 Riccardo Magherini, 40 anni non ancora compiuti, in preda a un delirio scatenato da alcol e cocaina, credendo di essere inseguito e temendo di essere ucciso, fu bloccato dai carabinieri, ammanettato e immobilizzato a terra a faccia in giù. Per qualche minuto invocò aiuto poi restò immobile e silenzioso. Per capire quale ragionamento hanno fatto i giudici bisognerà aspettare tre mesi. «È una sentenza neutra che di fatto lascia le posizioni nello stesso modo in cui erano state sviluppate nel primo grado e che riequilibra il concorso di colpa. In verità mi aspettavo una posizione più netta, rimane la linea del primo grado di cui accolgo le lievi condanne ai tre carabinieri». Nel corso dell’udienza ci sono stati alcuni momenti di tensione in aula. Alla fine dell’arringa dell’avvocato Maresca Guido Magherini ha ironicamente applaudito. Poco prima che la corte entrasse in camera di consiglio — durata poco più di quattro ore — l’avvocato Anselmo ha chiesto scusa per quel gesto. Scuse prontamente rispedite al mittente dall’avvocato Maresca.