Ecco chi e come si prende cura del monumento
L’Opera dal 2000 a oggi ha portato avanti vari interventi di consolidamento della struttura
L’Opera di Santa Croce, come quella di Santa Maria del Fiore, di San Lorenzo o del complesso dei monumenti di piazza dei Miracoli a Pisa, è una «fabbriceria», erede di una tradizione secolare, prima repubblicana, poi granducale, infine dello Stato. Le fabbricerie sono una realtà tipicamente italiana, che gestiscono uno straordinario patrimonio monumentale, dalla Torre di Pisa al duomo di Milano, dalla basilica di San Marco a Venezia a Santa Croce a Firenze, dal duomo di Orvieto alla cattedrale di Siena, dal duomo di Monreale alla cattedrale di Pienza, e quella di Santa Croce affonda le sue radici nel lontano 1371.
Compiti dell’Opera sono la tutela, promozione e valorizzazione della basilica e del complesso francescano di Santa Croce e di tutti i beni ed «il reperimento e l’amministrazione delle risorse necessarie» per i suoi fini istituzionali, mentre il grande e celebre complesso è in parte di proprietà del ministero dell’interno, in parte del Comune di Firenze. Ed ha come altro interlocutore naturale la comunità dei frati francescani che garantiscono culto e tradizione culturale.
Ma come agisce l’Opera, con che risorse, con quali piani e supervisioni? L’Opera di Santa Croce, giuridicamente una Onlus dal 1998, nel 2016 ha siglato un’intesa con il ministero dell’Interno attraverso il fondo edifici di culto ed il Comune di Firenze per la gestione unitaria del complesso. L’accordo affida all’ente le attività di tutela e conservazione e promozione, gli oneri per la sicurezza, per la pulizia dei locali, assicurativi, oltre a tutti gli oneri per la manutenzione ordinaria e straordinaria. L’ente presieduto da Irene Sanesi conta oggi 41 dipendenti, ha avuto nel 2016 ricavi per 4,3 milioni di euro e staccato 724.000 biglietti (8 euro il prezzo di quello intero). Tutte risorse, come da statuto, sono utilizzate per il personale e per gli interventi di restauro e manutenzione o per iniziative culturali legate a basilica e museo (che ha come opera simbolo il Crocifisso del Cimabue, devasto dalla furia dell’Arno nel 1966).
Il programma dei cantieri, piccoli e grandi, è deciso autonomamente dal Cda composto da sei consiglieri nominati dal Ministro dell’Interno e dal presidente votato dai consiglieri che rimangono in carica per un triennio, triennio che nel caso di Sanesi e del Cda scade a dicembre. Il piano triennale 2015-2017 è stato articolato su progetti principali. Nel 2015 sulle iniziative per i 150 anni di Firenze Capitale d’Italia e sulla visita di Papa Francesco; nel 2016 sulla progettazione del nuovo allestimento degli spazi museali e sul cinquantesimo dell’alluvione del 1966; nell’anno in corso sulla prosecuzione del piano di recupero delle opere alluvionate e sul nuovo allestimento museale. Accanto ai restauri c’è il programma di manutenzione ordinaria, di prevenzione, di monitoraggio, attività che rientrano sempre nella piena autonimia gestionale dell’ente. Gli interventi principali dal 2000 ad oggi hanno riguardato ogni aspetto del delicato e antico monumento la cui origine risale al XIII secolo e che poi è diventato anche il foscoliano tempio delle «itale glorie».
Nel 2002, ad esempio, si intervenne sul tetto delle cappelle Bardi e Salviati e sulle travi della sagrestia, nel 2005 sulla facciata, su alcune vetrate e su tratti delle pareti della navata sinistra, nel 2008 sulle campane, l’anno successivo c’è stato il restauro complessivo sulla parete della navata destra — quella interessata dal distacco della parte in pietra — nel 2011 è stato concluso il grande intervento di restauro del ciclo pittorico de La Leggenda della Vera Croce di Agnolo Gaddi. E ancora, per l’anniversario dei 50 anni dell’alluvione è stata restaurata e riportata dove era nel 1966 L’ultima cena di Giorgio Vasari. Un lavoro ininterrotto, insomma, come necessario per un capolavoro vecchio di secoli, che deve aggiungere al passare del tempo l’usura di un turismo, certo meno invasivo che in altri luoghi, ma che ha comunque numeri importanti e crescenti.
L’ingresso alla zona per la preghiera è sempre assicurato e gratuito per i fedeli ma le risorse, come spiega la stessa Opera, sono date in gran parte dal biglietto di ingresso: «In passato restauri ed interventi finalizzati al mantenimento e all’arricchimento del patrimonio erano finanziati dai frati francescani, dalla comunità, dalle famiglie fiorentine benestanti e dai privati cittadini. Oggi donazioni pubbliche e private sono di primaria importanza ma non sono più sufficienti a coprire tutte le spese», si legge nel sito dell’Opera. Così l’ente ha fatto ricorso anche al crowdfunding e può ricevere erogazioni liberali, nonché contributi dello Stato, di enti pubblici o di privati (non può però usufruire dell’Art Bonus che non si applica alle fabbricerie).
Ogni intervento o restauro o cambio di allestimenti, operando in ambienti monumentali, deve essere autorizzato della sovrintendenze, mentre per gli appalti valgono le regole generali, a seconda delle varie soglie di importo dei lavori, con in più la necessità di rivolgersi ad imprese specializzate quando si interviene su opere d’arte o parti monumentali o affrescate. Sul bilancio dell’ente, come su quello delle altre fabbricerie, opera poi un controllo formale la Prefettura. La basilica, il museo, i chiostri sono il sesto luogo più visitatori di Firenze, subito dopo Palazzo Vecchio, con circa 800.000 presenze l’anno e il complesso fa parte del circuito della Firenze Card.
Numeri È tra i complessi più visitati della città, con oltre 800 mila presenze ogni anno