Corriere Fiorentino

«Io come Gaia, ora però rispettate­ci»

Anita Fallani, molestata 2 mesi fa in tramvia, scrive alla ragazza aggredita in piazza della Repubblica

- Antonio Passanese

«Pressioni, richieste di interviste: ho subito una seconda violenza, quella di chi non ha alcuna attenzione per la nostra fragilità»

«Ho subito una seconda violenza». Anita Fallani, 19 anni, figlia del sindaco di Scandicci e vittima due mesi fa di una tentata violenza in tramvia denunciata su Facebook, dopo aver letto la storia di Gaia, la ragazza livornese molestata dal branco sabato notte in piazza della Repubblica a Firenze, è tornata a parlare della sua esperienza.

Lo ha fatto con un messaggio di solidariet­à alla sua coetanea, che però è anche un atto d’accusa condiviso da centinaia di persone sul web. «Sono passati poco più di due mesi da quando ho scritto il post. Sono felice di averlo fatto e se tornassi indietro, son sicura che lo rifarei: non mi pento di aver parlato. Però oggi vi voglio parlare della seconda violenza che ho subito. Quando scrissi quelle parole non l’ho mai fatto con l’intenzione di parlare di me, ma raccontarm­i era solo funzionale a denunciare un problema sociale che proprio non accettavo, perché sessista, trasversal­e e quotidiano. Quando il post è diventato virale, non era più una cosa che potevo controllar­e. Ti arriva una media di 250 richieste di amicizia giornalier­e e un centinaio di messaggi privati, donne che ti dicono ‘’ è successo anche a me’’, uomini che ti vogliono esprimere la loro vicinanza, gente che da di matto e ti dice ‘’la colpa è di vi donne che non la date mai e ci costringet­e a seguirvi ‘’, altri che non hanno trovato momento più opportuno per provarci con te, e poi messaggi indecifrab­ili scritti in spagnolo e arabo perché la tua notizia è arrivata fino alla Bbc».

«Ti sale lo spavento di essere al centro dell’attenzione di una cosa più grande di te – continua Anita — ma in fondo sai che è per una buona causa, che stai dando un esempio e il coraggio ad altre, almeno speri. Ma poi alcuni giornali decidono di intervista­re tuo babbo perché questa storia diventi un giochino politico: voglio farsi sentire dire dalla figlia del sindaco che la sua città non è sicura. Ma chi ha mai parlato di sicurezza? Non ho chiesto gli squadroni armati, non è la soluzione». E poi le richieste di interviste, le continue e incessanti telefonate da parte delle redazioni di alcune trasmissio­ni televisive che nonostante i «no» continuano a insistere «per sbattere il mostro in prima pagina».

«Oggi — fa notare ancora — è successo a Gaia, e non appena ho letto le ho scritto, sapendo a cosa sarebbe andata in contro. Nessuno ci crederebbe mai, ma subisci una seconda violenza: non ti rispettano nella tua fragilità di chi ha visto il pericolo più brutto passargli davanti, non rispettano il tuo messaggio, viene deviato tutto e diventi un pretesto succulento per far parlare i razzisti e passare pure dalla parte della ragione senza che tu posso impedirlo». E infine: «Non è facile vedere i propri intenti violentati così, per una seconda volta. Con questo voglio esprimere tutta la mia vicinanza a Gaia, che in questi giorni sento un po’ me. Non cercate lo scoop, rispettate­la, non è banale il suo coraggio, non tartassate­la di richieste e di indagini come avete fatto con me, non siate sciacalli. Abbiate rispetto per il dolore altrui soprattutt­o per chi ha deciso di renderlo pubblico per evitare che succeda ad altri».

Lo sfogo

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Piazza della Repubblica sabato notte, intorno alle 23.30, è stato teatro delle molestie di un gruppo di ragazzi ubriachi che hanno preso di mira una ventenne livornese che passeggiav­a da sola

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