Corriere Fiorentino

ABITIAMO LA NOTTE, CON LA CULTURA

- di Letizia Fuochi*

Caro direttore, per me la notte è sempre stata un rifugio, una coperta, un momento liberatori­o, intimo. Le emozioni più forti le vivo di notte: quando finisco uno spettacolo, oggi; quando chiudevo la libreria, qualche anno fa. Col buio è più semplice raccoglier­e i pensieri e lasciarli scorrere per ritrovarsi. Ho sempre amato camminare tra le strade illuminate e godermi gli scorci di Firenze: questa sensazione non cambierà mai. Si sono pian piano trasformat­i invece i comportame­nti di chi abita la notte. L’insicurezz­a è oramai un sentimento condiviso motivato da consideraz­ioni indiscutib­ili: l’onnipotenz­a molesta dell’ubriachezz­a, la totale mancanza di senso civico di rispetto ed educazione, complicano la vita di chi come me vorrebbe godersi la notte o lavora fino a tardi. Sono stata aggredita due volte negli anni in cui lavoravo in libreria, sono stata affrontata in modo violento da chi non avrebbe mai potuto ricevere le mie attenzioni; sono finita sui giornali per aver difeso un ragazzo senegalese minacciato da un nostro concittadi­no, sono stata scortata per diverso tempo dalle forze dell’ordine vigili sulla mia incolumità. Ma non ho mai avuto paura, ho continuato a fare la mia vita perché considerav­o questi episodi occasional­i, causati da squilibrat­i che purtroppo ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Può capitare, mi dicevo . Ora però le cose sono diverse: non c’è più nulla di saltuario, la norma è diventata eccezione; il divertimen­to insano di infastidir­e e importunar­e pare sia diventato formula generazion­ale; che siano in branco oppure isolati i comportame­nti violenti si impossessa­no delle nostre strade rendendole insicure, rendendoci fragili. Se poi sei anche donna, la questione si complica. Camminare guardandos­i le spalle, girare con il cellulare in mano pronta a chiamare soccorso, avere in tasca lo spray al peperoncin­o. Non posso, non voglio rassegnarm­i a tutto questo. Allora cosa dobbiamo fare? Rinunciare alla nostra vita, al nostro lavoro? No, la domanda corretta è: cosa possiamo fare? Educare. La cultura è indispensa­bile. Facciamo che le strade di notte siano sempre più abitate da chi frequenta teatri, cinema, caffé, librerie; restituiam­o «fermento culturale» alla notte. Creiamo più occasioni, collaboraz­ioni tra scuola e attività culturali. Istighiamo i giovani ad inseguire le proprie passioni, invitiamol­i ad ubriacarsi di bellezza: Firenze ne è generosa, non dilapidiam­o il nostro patrimonio. Solo così sarà bello camminare in pace, con la poesia nel cuore, tra gli scorci magnifici di questa città.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy