ABITIAMO LA NOTTE, CON LA CULTURA
Caro direttore, per me la notte è sempre stata un rifugio, una coperta, un momento liberatorio, intimo. Le emozioni più forti le vivo di notte: quando finisco uno spettacolo, oggi; quando chiudevo la libreria, qualche anno fa. Col buio è più semplice raccogliere i pensieri e lasciarli scorrere per ritrovarsi. Ho sempre amato camminare tra le strade illuminate e godermi gli scorci di Firenze: questa sensazione non cambierà mai. Si sono pian piano trasformati invece i comportamenti di chi abita la notte. L’insicurezza è oramai un sentimento condiviso motivato da considerazioni indiscutibili: l’onnipotenza molesta dell’ubriachezza, la totale mancanza di senso civico di rispetto ed educazione, complicano la vita di chi come me vorrebbe godersi la notte o lavora fino a tardi. Sono stata aggredita due volte negli anni in cui lavoravo in libreria, sono stata affrontata in modo violento da chi non avrebbe mai potuto ricevere le mie attenzioni; sono finita sui giornali per aver difeso un ragazzo senegalese minacciato da un nostro concittadino, sono stata scortata per diverso tempo dalle forze dell’ordine vigili sulla mia incolumità. Ma non ho mai avuto paura, ho continuato a fare la mia vita perché consideravo questi episodi occasionali, causati da squilibrati che purtroppo ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Può capitare, mi dicevo . Ora però le cose sono diverse: non c’è più nulla di saltuario, la norma è diventata eccezione; il divertimento insano di infastidire e importunare pare sia diventato formula generazionale; che siano in branco oppure isolati i comportamenti violenti si impossessano delle nostre strade rendendole insicure, rendendoci fragili. Se poi sei anche donna, la questione si complica. Camminare guardandosi le spalle, girare con il cellulare in mano pronta a chiamare soccorso, avere in tasca lo spray al peperoncino. Non posso, non voglio rassegnarmi a tutto questo. Allora cosa dobbiamo fare? Rinunciare alla nostra vita, al nostro lavoro? No, la domanda corretta è: cosa possiamo fare? Educare. La cultura è indispensabile. Facciamo che le strade di notte siano sempre più abitate da chi frequenta teatri, cinema, caffé, librerie; restituiamo «fermento culturale» alla notte. Creiamo più occasioni, collaborazioni tra scuola e attività culturali. Istighiamo i giovani ad inseguire le proprie passioni, invitiamoli ad ubriacarsi di bellezza: Firenze ne è generosa, non dilapidiamo il nostro patrimonio. Solo così sarà bello camminare in pace, con la poesia nel cuore, tra gli scorci magnifici di questa città.