Corriere Fiorentino

L’abbraccio dei 300 a don Maurizio «Ma presto tornerò in Nigeria»

Scandicci, chiesa gremita per la messa celebrata dal sacerdote dopo il rapimento

- Jacopo Storni

Le campane suonano a festa. San Bartolomeo in Tuto è gremita. Circa 300 persone arrivate a Scandicci da tutta Firenze. Tutti qui per abbracciar­e don Maurizio Pallù, il prete fiorentino rapito in Nigeria e rientrato ieri in Italia dopo quasi una settimana di sequestro.

È stato proprio lui, ieri sera, a celebrare l’Eucarestia del Ringraziam­ento nella chiesa di Scandicci, quella parrocchia che l’ha visto crescere e dove si è avvicinato al Cammino neocatecum­enale. Panche gremite, tantissime persone rimaste in piedi. Tantissimi giovani, tanti missionari, tanti sacerdoti da tutta la provincia, tutti schierati dietro l’altare. Presente anche la madre 92enne del missionari­o. Grande gioia tra i parrocchia­ni. Molti con gli occhi lucidi, qualcuno piange. Commozione anche per il parroco di San Bartolomeo in Tuto, Marco Calamandre­i.

Don Maurizio arriva alle 21.30. Un paio di scarpe umili sotto la tonaca bianca. Il volto serio, lo sguardo concentrat­o. Canti e musiche per omaggiare il suo ritorno. Violini, flauti, tamburi e chitarre. Note di fede rimbombano nella grande chiesa ottagonale. Lui resta serio. E poi lunghi applausi dopo le sue parole, ascoltate da tutti in religioso silenzio: «Sono toccato e commosso dalla vostra partecipaz­ione, sono sicuro che le vostre veglie e i vostri sacrifici mi hanno salvato la vita. Ho sperimenta­to l’impotenza del mio essere, mi hanno tolto tutto, avevo solo un rosario e ho pregato molto». E poi: «Sono rimasto sveglio per otto giorni e adesso la mia adrenalina sta calando, mi sto quasi addormenta­ndo. Uscendo da questa esperienza, la mia fede, la mia speranza e la mia carità sono cresciute».

Il sacerdote fiorentino, rilasciato proprio nel giorno del suo 63esimo compleanno, è atterrato ieri mattina all’aeroporto di Firenze, dove è stato accolto dal sindaco Dario Nardella. «Questa brutta storia è finita. Firenze ti accoglie a braccia aperte. Bentornato don Maurizio» gli ha detto il sindaco. A Peretola anche una folla di fedeli e amici, che hanno salutato il prete con applausi e canti religiosi.

Tra loro Antonio Sergianni, il primo che lo ha abbracciat­o, missionari­o in Cina per 15 anni e amico di lunga data. «È un miracolo — ha detto — Lui non sente risentimen­to, non sente odio, sente solo amore e chiama i suoi sequestrat­ori fratelli. Loro lo liberano. Cos’è questo se non un miracolo?».

Poi don Pallù è tornato a casa dalla madre 92enne, in zona Il Barco a Novoli. Un lungo abbraccio, una chiacchier­ata e poi, dopo meno di un’ora, la visita mattutina a San Bartolomeo in Tuto, dove si è recato da solo, con la sua Punto verde e dove c’è stato un momento di raccoglime­nto per celebrare il rilascio.

Nei prossimi giorni don Maurizio tornerà in Nigeria. «Quando mi permettera­nno di tornare — ha detto — ritornerò ben contento di offrire la mia povera persona per l’evangelizz­azione della Nigeria». Una missione a cui ha sempre creduto, unita alla passione per l’Africa, un continente, ha sempre detto agli amici, dal quale c’è molto da imparare, nonostante l’estrema povertà. Lui ritornerà laggiù, nonostante i due rapimenti subiti in un breve arco di tempo. Sogna di evangelizz­are le persone che incontrerà nella sua missione: «Evangelizz­eremo la Nigeria, l’Africa, il mondo».

 Ringraziam­enti La vostra partecipaz­ione mi tocca e mi commuove In questa esperienza la mia fede è cresciuta

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Don Maurizio Pallù, il sacerdote fiorentino che era stato rapito in Nigeria giovedì scorso, ieri mattina dopo essere atterrato a Peretola è arrivato a casa dell’anziana madre che abita nel quartiere cittadino di Novoli. A sinistra, un’immagine della...

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