RENZI E BERLUSCONI ALLA PROVA FIRENZE
Riuscirà il direttore del Foglio Claudio Cerasa nell’impresa di definire nella due giorni di oggi e domani a Firenze quell’area politica della «responsabilità» dalla quale secondo il suo disegno dovrebbe scaturire il governo del Paese dopo le elezioni della prossima primavera?
I «Foglianti» non hanno lesinato energie nell’organizzazione della loro festa. A Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento, ci sarà una platea da grandi occasioni, e dallo stesso palco, ma non insieme, parleranno Berlusconi, Renzi e due possibili candidati (oltre allo stesso Renzi) alla prossima guida di Palazzo Chigi, più il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini: il ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd) e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (Forza Italia).
L’happening nasce sotto una buona stella, visto che chiuderà una settimana piena di eventi, ma anche di domande inevase. E l’occasione per ottenere qualche risposta è preziosa. Però, se la coppia Cerasa & Ferrara vorrà davvero dare forma al polo trasversale della «responsabilità» dovrà in qualche modo fare i conti con le dure reazioni seguite alla mozione parlamentare voluta da Renzi contro il governatore di Bankitalia, bollata da più parti come inopportuna e, appunto, irresponsabile, se non addirittura eversiva.
L’intento di Renzi è apparso chiaro. Dopo mesi di silenzi e cautele, il segretario del Pd ha voluto riscommettere sulla sua figura originale: quella del rottamatore che sta dalla parte dei cittadini, a costo di rompere con una parte importante dell’establishment, entrando perfino in rotta di collisione con il Quirinale. Per alcuni osservatori Renzi si è avventurato in una pericolosa rincorsa elettorale del grillismo. Fatto è che per la prima volta dopo molti mesi l’ex premier ha costretto i Cinquestelle a giocare in difesa, preoccupati di perdere la primogenitura della battaglia sulle banche. Ora però Renzi dovrà conciliare i propositi da neo rottamatore con un programma di cambiamento serio e credibile per l’Italia, capace anche di trovare consensi in Europa.
Parallelamente, Silvio Berlusconi deve tentare il recupero dell’Italia moderata, pur continuando a ribadire la volontà di presentarsi agli elettori con al fianco un alleato poco a incline alla moderazione come Matteo Salvini.
Sia Renzi che Berlusconi promettono una campagna elettorale «corpo a corpo» tra centrosinistra e centrodestra, in modo da fare il pieno di consensi, ma entrambi sanno che, sparito il sistema elettorale maggioritario, potrebbe toccare proprio a loro il compito condiviso di dare un governo al Paese, visto che i grillini rifiutano intese con chicchessia. Le critiche rivolte dal leader di Forza Italia al governatore Visco nel bel mezzo della bufera scatenata da Renzi potrebbero essere qualcosa di più significativo di un convergenza occasionale. Oggi sapremo se i tessitori del Foglio ci avranno visto la riprova di quel «populismo buono» e bipartisan che potrebbe far da mastice di una maggioranza diversa sbarrando la strada ai «populismi distruttivi». Più difficilmente Firenze scalderà il cuore dei rigoristi convinti...