MEGLIO LE ELEZIONI DI UNA LITE INFINITA
«Rossi si ricordi che è stato eletto sotto la bandiera del Pd: realizzi il programma che ci siamo dati», tuona il ministro Luca Lotti.
Via Facebook stizzita replica del governatore: «E Lotti si ricordi di essere stato eletto con i voti di Bersani». Altra stoccata di Lotti: «Enrico, confermo: sei stato eletto con i voti e il programma del Pd». Al convegno «Idee per il futuro della Toscana», svoltosi giovedì scorso a Prato con lo stato maggiore dei dem e con tanto di coda social tra Lotti e Rossi, è andato in scena, tra il Pd toscano e il governatore della Regione, l’ennesimo e stucchevole scontro politico. Che si potrebbe ascrivere al clima elettorale, alle tensioni congressuali dentro il Pd, nonché alle ferite prodotte dalla scissione e non ancora cicatrizzate, se non fosse che il pomo della discordia riguarda la realizzazione delle grandi opere in Toscana. Dall’aeroporto di Firenze al termovalorizzatore della Piana fiorentina. Dalla Tirrenica alla costruzione della Darsena Europa per il rilancio del porto di Livorno.
Per il Pd toscano su queste opere «la discussione è chiusa». La discussione sarà anche chiusa, ma aperto è invece il problema di come realizzarle. Questione di soldi e di tempi. Caso emblematico, quasi simbolico: l’autostrada Tirrenica. Nel 1998 l’allora premier Massimo D’Alema assicurò che sarebbe stata realizzata in «tempi stretti» e nel 2009 Altero Matteoli, allora ministro dei Trasporti, indicò anche una data per il taglio del nastro: 2016. Ad oggi ad essere tagliata è solo l’autostrada. Sì perché l’ultima ipotesi del governo archivia la tipologia autostradale e punta su un’opera a quattro corsie, tipo superstrada, affidata all’Anas. Si dice: un’ipotesi simile a quella decisa dal governo Amato, con Vannino Chiti sottosegretario, il 5 dicembre 2000. Vero. Si dimentica però che i successi governi dovettero tornare all’ipotesi autostradale perché l’Anas non aveva i soldi per realizzare il progetto. Oggi ce li ha? È quanto dovrà verificare il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.
Anche delle altre opere se ne parla da anni, ma i cantieri non si vedono. Sia per l’inceneritore della Piana che per l’aeroporto i venti contrari soffiano non solo dalle parti di Rossi (Mdp e Sel) ma anche dall’interno del Pd. Da Firenze a Livorno: il progetto per la Darsena Europa è stato presentato ai primi di maggio di due anni fa, il primo bando internazionale per la sua progettazione è stato bocciato, il nuovo presentato il 4 ottobre scorso. Tempi, come dire?, non da fulmini di guerra.
Così stando le cose Pd e Rossi litighino pure, ma non sulla pelle della Toscana. Anche perché il vero convintato di pietra è il governo. Da Roma si attende infatti la Via ambientale per l’aeroporto e il via libero politico e economico per la Tirrenica. È a Roma forse che il Pd deve rivolgersi.Anche se, al netto delle diatribe elettorali e politiche, lo scontro tra Pd e Rossi un problema serio e urgente lo pone: che Toscana vogliono i dem e il governatore? All’accordo su Livorno del maggio 2015 era presente anche l’allora premier Matteo Renzi. Le cronache raccontano che alla fine Renzi e Rossi si abbracciarono. Quell’intesa sui problemi della Toscana è ancora valida?
Andare avanti così, da separati in casa, non conviene né al Pd e né a Rossi e alla sua sinistra. In ballo c’è lo sviluppo economico della regione, ed è quel che più conta, ma forse anche la possibilità per il centrosinistra di continuare a guidare la Toscana. Dai duelli social e dalle Leopolde in salsa pratese, sarà bene che il Pd e Rossi passino alla verifica e al rilancio programmatico della giunta regionale. Altrimenti piuttosto che l’attuale immobilismo è meglio il ricorso anticipato alle urne. Per ripartire, chiunque vinca, con nuovo slancio e fervore programmatico.
Andare avanti così, da separati in casa, non conviene né ai dem né al governatore e alla sua sinistra