Corriere Fiorentino

«Amava quella chiesa, voleva rivederla un attimo»

Il cognato: amavano Firenze, erano qui per il loro l’anniversar­io. Ci costituire­mo parte civile

- Jacopo Storni

Avrebbero dovuto festeggiar­e il loro 24 esimo anniversar­io di matrimonio, ma la vacanza è diventata un incubo. Cristina, moglie della vittima, piange e ripensa a quei momenti nella basilica. È confortata dall’affetto dei cognati, che si sono precipitat­i a Firenze da Barcellona, per starle vicino. Adesso alloggiano tutti in un albergo all’Osmannoro, lontano dal centro e lontano da Santa Croce. Cristina non vuole tornare in centro. È troppo doloroso rivedere quei luoghi che amavano così tanto, quelle strade di Firenze dove venivano spesso per trascorrer­e qualche giorno di vacanza. «Erano innamorati di Firenze e dell’Italia» ha detto il cognato Juan Joze Aizcorbe ai microfoni del TgR Toscana. «Era la città che più adoravano al mondo e questo rende la tragedia ancora più grande». Cristina ha studiato il capoluogo toscano sui libri, è laureata in storia dell’arte. Adesso Firenze resterà invece un ricordo straziante. È stata una fatalità, ha detto qualcuno. E pensare che nella basilica di Santa Croce c’erano già stati. «È stato Daniel a volerci tornare — ha raccontato il cognato — Ha chiesto a Cristina di entrare un attimo ed è accaduta la tragedia. A pochi metri da loro c’era un gruppo, con una guida, e avrebbe potuto essere uno di loro la vittima. Doveva essere un momento di gioia e invece il tonfo sordo, mia cognata si è girata e lo ha visto a terra».

Daniel amava l’arte e amava viaggiare. Era direttore dell’hotel Mercure Augusta, nel Comune Vilanova del Valles, vicino Barcellona. Erano una coppia felice, un matrimonio esemplare. Ieri Cristina è rimasta in albergo. Ha telefonato ai tre figli. Ore drammatich­e, in attesa dell’autopsia sul corpo del marito. Con lei anche la console spagnola a Firenze, Maria de Los Angeles Velloso Mata. Cristina è sotto choc, ma lucida. È una donna forte, dicono i parenti. Una lucidità che non ha perso neppure nel momento della tragedia. Dopo le urla iniziali e l’arrivo delle forze dell’ordine, la donna ha subito cercato una presa elettrica e un caricabatt­erie per ricaricare il cellulare. Voleva avvertire i parenti, chiamarli prima possibile per informarli dell’accaduto e chiedergli di venire a Firenze.

«È stata proprio la sua dignità la cosa che mi ha maggiormen­te colpito, la compostezz­a del suo dolore» ha detto Michela Zaccherini, una delle psicologhe che, grazie al protocollo tra Polizia municipale e Ordine degli psicologi, interviene in situazioni d’emergenza come queste. È rimasta con lei un’ora, poi Cristina ha detto che preferiva restare da sola, anche per la notte.

I parenti adesso chiedono giustizia. «È successa una disgrazia, è la volontà di Dio e dobbiamo accettarla» ha detto il cognato, che poi ha aggiunto: «Ci costituire­mo parte civile perché ci sono da accertare eventuali responsabi­lità, si è spezzata una vita e confidiamo nella giustizia. La morte di una persona non si può risarcire in alcun modo ma a nome della famiglia confidiamo nelle autorità italiane e nella magistratu­ra italiana, in una giustizia che sia giusta e veloce. Chiediamo solo di poter riportare Daniel a casa, dai suoi tre figli, per seppellirl­o a Barcellona prima possibile».

 Doveva essere un momento di gioia, invece il tonfo sordo, mia cognata si è girata e l’ha visto a terra La famiglia è distrutta  Confidiamo in una giustizia giusta e veloce Ora vogliamo riportarlo a casa a Barcellona dai tre figli

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La vittima Daniel Testor Schnell
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 ??  ?? Appassiona­to di arte e viaggi Daniel Testor Schnell, il turista spagnolo di 52 anni che giovedì pomeriggio ha perso la vita nella basilica di Santa Croce dopo essere stato investito da una pietra crollata da quasi trenta metri d’altezza
Appassiona­to di arte e viaggi Daniel Testor Schnell, il turista spagnolo di 52 anni che giovedì pomeriggio ha perso la vita nella basilica di Santa Croce dopo essere stato investito da una pietra crollata da quasi trenta metri d’altezza
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Juan Joze Aizcorbe, il cognato dell’uomo morto in Santa Croce

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