Santa Croce, la paura dopo il crollo
Il filmato della morte del turista spagnolo: le urla, l’allarme, i soccorsi. C’è un quarto indagato
Le porte della basilica di Santa Croce non riaprono. I controlli ieri si sono fermati e «al momento sarebbe fuori luogo fare previsioni», spiega l’Opera che gestisce il complesso francescano. Il rischio fondato è che la riapertura possa slittare e non di poco.
Ma da dietro le porte della basilica arrivano le immagini della telecamera di sicurezza che ha catturato il momento dell’incidente di giovedì pomeriggio. Il filmato fissa con esattezza l’orario della morte del turista spagnolo, Daniel Testor Schnell: sono le 14.44 quando la telecamera che punta verso il transetto di destra riprende il «peduccio» che cade, all’incirca da 28 metri. Daniel Testor sembra in compagnia di altre tre persone, compresa la moglie, col giubbotto bianco. Camminano lentamente. Daniel, al netto delle distanze reali che la polizia sta ricostruendo, sembra un po’ più avanti rispetto al gruppo, forse mezzo metro. Non appena avviene la tragedia le altre persone non capiscono cosa sia accaduto: sembra che per un momento il tempo si sospenda. Poi si avvicinano al corpo dell’uomo, guardano in alto e vanno via, spostando anche la moglie dell’uomo. Temono infatti che possano cadere altre pietre. I soccorsi sono rapidi, arrivano tra i 7 e gli 8 minuti dopo l’incidente. E le immagini danno conto dello sforzo dei medici nel tentare di rianimare l’uomo. Ogni intervento è però inutile: il medico scrolla le spalle e si intuisce il suo senso di sconfitta. Ieri mattina la procura ha deciso di effettuare solo la Tac sul corpo del turista spagnolo per risparmiare lo strazio dell’esame autoptico ai famigliari. Intanto c’è un quarto indagato nell’inchiesta: si tratta della titolare della ditta specializzata che ha operato per ultima nella manutenzione dell’area interessata dalla caduta della pietra, architetto Laura Mannucci. L’intervento risalirebbe a diversi anni fa.
Anche in questo caso si tratta di un avviso di garanzia per omicidio colposo, atto dovuto per permettere la partecipazione agli accertamenti irrepetibili nell’inchiesta. Gli altri tre indagati sono i dirigenti dell’Opera di Santa Croce, la presidente Irene Sanesi, il segretario generale Giuseppe De Micheli e il tecnico responsabile, geometra Marco Pancani.
I controlli sulla sicurezza della basilica, invece, ieri si sono fermati e non riprenderanno prima di lunedì. Così, padre Antonio di Marcantonio, il rettore di Santa Croce, spiega che «ancora c’è molta incertezza, ma si parla di riaprire domenica della prossima settimana», ovvero tra sette giorni. Dall’Opera smentiscono solo in parte: «Sulla riapertura le ipotesi prese in considerazione sono molte», come a prendere ancora tempo. E c’è chi, come fra’ Andrea, si fa prendere dal pessimismo: «Io ho addirittura paura che ci vorranno mesi». Ma alle sei di ieri pomeriggio, il complesso di Santa Croce ha riaperto la prima piccola porta: quella del chiostro, per consentire ai fedeli di partecipare alla messa in Cappella Medici. Ma arriva solo una parrocchiana (oggi le funzioni si terranno invece nel famedio). Finita la lettura del Vangelo, padre Antonio si è seduto in silenzio: nessuna omelia, ma due minuti di raccoglimento per Daniel Testor. «È un momento doloroso, questa basilica non restava chiusa dall’Alluvione — ha spiegato padre Antonio finita la messa — per questo noi preghiamo, per noi stessi, per la povera vittima e per sua moglie, la persona che più sta soffrendo».