«Ma dopo le elezioni dovranno salire sullo stesso palco...»
Il direttore Cerasa e l’incrocio mancato
Il mancato confronto tra Berlusconi e Renzi, per l’assenza del primo, tiene banco nella prima giornata della festa del Foglio.
Direttore Claudio Cerasa, il primo round è andato. Ma senza Berlusconi…
«Credo davvero che la sua assenza sia legata a problemi personali».
Si voleva per caso sottrarre all’abbraccio del Foglio? O a quello di Matteo Renzi?
«Dopo le elezioni politiche l’Italia costringerà i due ad andare sullo stesso palco».
Secondo lei ne sono già consapevoli?
«Certo. Entrambi vogliono vincere, ma la differenza fra loro e Grillo è che sono entrambi disponibili a un piano B. Nessuno dei due se lo augura, nessuno lo può escludere».
Si potrebbe ipotizzare che Berlusconi abbia avuto riserve sulla scaletta o sulla possibilità di «prestarsi» all’idea di un nuovo Nazareno…
«Berlusconi è più forte di queste cose. E comunque anticipo che domani (oggi, ndr) in qualche modo la sua voce potrebbe arrivare qui a Firenze».
Renzi ha detto che lui «è spesso costretto a realizzare ciò che Berlusconi ha solo promesso»: è una confessione tacita sulla vicinanza dei due programmi di Pd e Fi?
«Questa è effettivamente una chiave di lettura per la prossima campagna: Renzi proverà a dimostrare che le cose che ha promesso Berlusconi sono le stesse che il suo Pd ha provato a realizzare».
Quindi, programmi sostanzialmente uguali?
«Diciamo che non possono che essere comunicanti sulla maggior parte dei temi. Non si può nascondere». Mi faccia un esempio. «Ne faccio più di uno: l’Europa, l’autonomia e l’equilibrio dei poteri, l’antid eclinismo, inteso come tentativo di raccontare l’Italia per quello che è davvero, non ricorrendo alle fake news. Su questo c’è grande convergenza. Anche sulla giustizia mi pare che il campo sia simile, dato che fuori da quello schema c’è solo il giustizialismo becero».
Sul palco è atteso il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini: parlerete anche di questo?
«Questo è un altro spartiacque della prossima sfida elettorale. Berlusconi, Renzi e Legnini sono in linea nel chiedersi cosa significhi un’indagine: al contrario di chi vuole farla diventare l’epicentro di una gogna, sta emergendo un mondo di buonsenso che vuole far tornare l’indagine quello che è».
Ci saranno anche il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ed il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: sono i due possibili prossimi premier?
«Non proprio. Minniti rappresenta il volto con cui questo Pd può prendere voti e avanzare: in questo momento è lui il più importante alleato di Renzi, perché con la sua azione parla anche al popolo delle destre. Può davvero aiutare Renzi a vincere».
E se il centrodestra prendesse un voto in più, senza arrivare al 40%?
«Allora sarebbe Berlusconi a dar le carte e Tajani sarebbe un candidato buono per essere presidente».
Scenario speculare, ma con il Pd: chi fa il premier?
«L’uomo giusto sarebbe Gentiloni, perché questa è un’epoca di mediazione e non di rottamazione».
I programmi di Berlusconi e Renzi non possono che essere comunicanti su tanti temi, come l’Europa e la giustizia Poi saranno gli italiani a costringerli a stare insieme