Corriere Fiorentino

La rabdomante sulla motociclet­ta

- Di Enzo Fileno Carabba

Estate del 1982. Monica era molto giovane, andava in villeggiat­ura in collina, a Lamole. Le cadde l’occhio su un ragazzino con la sua Vespa celeste metallizza­ta. In realtà si conoscevan­o fin da piccoli, lei gli faceva i dispetti, ma ora erano cresciuti e, come dice la canzone, un nuovo gioco cominciava. Andrea abitava a Lamole ed era abbastanza quotato nell’ambiente. Uscivano in gruppo. Un giorno che nonostante i divieti dei genitori era in Vespa con lui Monica chiese:«Oh, ma io ti garbo? Perché te mi piaci». Lui rispose: »Mah, sì, forse, vediamo». Poco tempo dopo andarono in pizzeria con gli amici e lui appena furono soli si decise e fece il primo passo, che non ricorda esattament­e ma ci fu, questo è l’importante. L’inverno iniziò eroicament­e. Monica a Firenze, Andrea lassù a Lamole. Incurante delle intemperie scendeva in motorino da lei, attraversa­ndo il gelo e l’oscurità. A volte però anche gli eroi sbagliano strada e lui non si fece più sentire. Monica lo chiamò: «Non è questo il modo. Se mi vuoi lasciare me lo devi dire». Per qualche mese ci fu il silenzio tra loro. Si crearono altre situazioni. Ma con l’estate lei risalì a Lamole e appena si rividero tutto divampò, portandoli con naturalezz­a al matrimonio, qualche anno dopo. Il padre di Andrea bestemmiav­a come un turco ma ci teneva al matrimonio in chiesa. Monica era una nuora anomala, se ne andava in giro in moto (nel frattempo si era dotata del mezzo), e anzi fu una delle prima ragazze motociclis­te di Firenze e dintorni. Questo non corrispond­eva al modello della brava nuora. Monica e Andrea volevano viaggiare, invece i genitori di Andrea volevano i nipoti. «Ma ci pensi che bello un bambino?» dicevano. «Se lo vuole che se lo faccia lei» rispose Monica. Dunque viaggiaron­o. Il loro lavoro gli permetteva di farlo. Ma un giorno, cercando casa sulle colline, per sbaglio, vagando nella nebbia, finirono in un posto bellissimo. Era in vendita. «Sarà troppo caro» disse lui, che vede sempre il bicchiere mezzo vuoto, così se glielo riempiono è meglio. «Ma perché?» disse lei, che invece è ottimista. Aveva ragione lei, solo che era da ristruttur­are. Si improvvisa­rono muratori e vennero lunghi anni di fatica, ma mai di sofferenza. Con i consigli del nonno di Monica, che era un muratore. L’ultimo viaggio in moto lo fecero con Monica incinta di cinque mesi. «Posso andare?» chiese al ginecologo. E lui: «Hai visto quanti sono i cinesi? Vanno tutti in motorino o in bici». Dopo il viaggio comprarono un camper. Nella casa mancava l’acqua e così chiamarono un rabdomante che la trovò. Erano affascinat­i da quell’arte. Provò Andrea, ma niente. Provò Monica, e sentì una forza che la guidava. E così adesso lavora nel ramo dell’olio ma volendo trova l’acqua.

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Insieme Monica e Andrea
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