Il calcio e le leggi razziali, vite scomode di tre presidenti
Domani al Vieusseux la presentazione del libro di Adam Smulevich sui fondatori di Napoli, Casale e Roma
Questo libro nasce, paradossalmente, in Toscana, anche se si occupa di vicende che con questa regione sembrano non aver attinenza, dato che tratta di personaggi che vivevano ad altre latitudini. Eppure senza il pisano Guido Buffarini Guidi, sottosegretario agli Interni del Governo fascista dal 1933 al 1943, le vergognose leggi razziali non esisterebbero: era il 5 settembre 1938 quando furono firmate nella tenuta di San Rossore.
Lo sa bene Adam Smulevich che scrive Presidenti, libro edito da Giuntina che tratta «le storie scomode dei fondatori delle squadre di calcio di Casale, Napoli e Roma». Il libro sarà presentato domani (ore 17.30) alla Sala Ferri del Vieusseux da Giovanni Gozzini, David Guetta, Ruben Lopes Pegna e Mario Tenerani.
L’autore, che scrive anche sul Corriere Fiorentino, è un giornalista con la passione per la Storia. È stato lui a scoprire che fu Gino Bartali a salvare tanti ebrei dall’Olocausto. Ed è merito delle sue ricerche se Bartali è stato dichiarato in Israele «Giusto delle Nazioni».
Questa volta Smulevich affronta — col piglio del cronista e la precisione dello storico — un tema che non è mai troppo comodo da affrontare: il rapporto tra il mondo del calcio italiano e alcuni importanti protagonisti del mondo ebraico, riscoprendo tre protagonisti oggi dimenticati.
Costruito con la solidità di chi ha studiato a lungo l’argomento — tra le 136 pagine si trovano foto e documenti inediti — Smulevich racconta Raffaele Jaffe, l’uomo che regalò a Casale un incredibile scudetto alla vigilia della Grande Guerra. Giorgio Ascarelli, il fondatore del Napoli in una stagione contraddistinta da tante felici intuizioni. Renato Sacerdoti, il presidente che per primo «impacchettò» la prima fascia tricolore ai tifosi della Roma. Se su Ascarelli — morto da tempo quando le leggi razziali entrarono in vigore — si scatenò una ritorsione postuma, ci sono particolari assolutamente nuovi sulle figure di Jaffe e Sacerdoti: si convertirono al cristianesimo anche se poi furono emarginati da quella stessa società di cui poco prima erano notabili. Per loro il destino ha portato due storie diverse: il fascistissimo Sacerdoti, in clandestinità, riuscì a scamparla.
Jaffe invece, arrestato da militi in camicia nera, terminò la sua vita ad Auschwitz. La ricostruzione storica, la mole impressionante di documenti e una scrittura che cattura il lettore fanno di questi Presidenti non soltanto un libro che è a metà strada tra documento e saggistica. Ma anche un libro che è un vero e proprio atto d’amore per quella che rimane una passione da vivere in maniera bella: il calcio.
Tra le pagine È un saggio che si legge come un romanzo, con fotografie e documenti inediti