Il Pd toscano vuole l’autonomia, non il referendum
«Ora trattiamo con Roma sulle competenze». Ma la Lega: al voto come in Veneto e Lombardia
Il Pd: no al referendum, ma via alla trattativa sull’autonomia. La Lega: voto anche qui.
Tra la crisi istituzionale e il rischio di «attentato alla Costituzione», insomma la via all’autonomia catalana, e quella lombardo-veneta, attraverso il referendum (stravinto in entrambe le regioni, in Veneto con una partecipazione del 57%), c’è una mediazione: quella emiliana. Anche la Toscana, senza troppi dibattiti pubblici, si è avviata a chiedere nuove funzioni (e ovviamente, risorse per esercitarle) allo Stato. Lo ha fatto lo scorso 13 settembre, con una risoluzione approvata in Consiglio regionale in cui chiede di avviare le procedure per «condizioni particolari di autonomia» secondo l’articolo 116 della Costituzione. Cioè, appunto, la «via emiliana», scelta anche dalla Regione nostra confinante, il cui presidente Stefano Bonaccini ha già però fatto partire consultazioni con le parti sociali ed un sito web per scegliere su cosa e quanta autonomia chiedere.
Il testo, approvato dal Consiglio regionale, è arrivato in aula perché in realtà la Lega voleva proporre un referendum stile Lombardia e Veneto. «Ho riconosciuto alla Lega il merito di aver introdotto il tema — dice il capogruppo Pd Leonardo Marras — Ma noi abbiamo ricordato che già nel 2003 la Toscana aveva chiesto maggiori autonomie, su beni culturali ed ambiente. Per questo abbiamo scelto la “via emiliana”». Il rammarico, semmai, è «l’occasione persa il 4 dicembre con la riforma costituzionale. Non c’è necessità solo di maggiore autonomia, ma anche di riattribuire allo Stato alcune funzioni, come energia e turismo. Insomma, persa quella occasione, puntiamo a gestire le cose che sono possibili: siamo tra le Regioni in salute, forse su alcune materie è meglio gestire queste funzioni in modo più vicino al cittadino». Anche da Forza Italia c’è un via libera a questo percorso (anche se avevano votato contro alla risoluzione) ma con una lettura diametralmente opposta: «Il 4 dicembre il popolo si è espresso, e ha deciso di non bloccare l’attribuzione di poteri alle regioni. Rispettando il dettato costituzionale presente, si possono estendere alcune autonomie alle Regioni — spiega il capogruppo in Regione Stefano Mugnai — La strada è ben segnata dal risultato referendario. Lombardia e Veneto attiveranno questo processo grazie a quel risultato. Le altre Regioni, compresa la Toscana, dovranno valutare i propri livelli di autonomia». Ma la Toscana che autonomia chiede?
Lo farà sulle materie in cui l’esperienza toscana è più avanzata, come il Piano del paesaggio (approvato in collaborazione con il Ministero dei beni culturali), quindi i beni culturali. Poi, la tutela dell’ambiente ma anche «altre che verranno individuate nel corso del procedimento». Volete che le sovrintendenze diventino organi regionali? «L’organizzazione di queste materie può essere più efficace con regole regionali — dice Marras — Inutile pensare ai grandi circuiti museali, devono restare nazionali. L’autonomia intelligente è pragmatica». E il risultato referendario veneto e lombardo, «depurato dalla demagogia sulle tasse, è positivo per riaprire un dibattito nazionale. Le Regioni devono evitare di diventare piccoli staterelli».
Il presidente Enrico Rossi parla solo di un «federalismo cooperativo e solidale» ed attacca il referendum che è «nella migliore delle ipotesi propaganda elettorale che alimenta le divisioni tra gli italiani», nella «peggiore può essere un passo verso la frammentazione. Solo una sinistra politica e sociale, capace di parlare al cuore e ai bisogni di vasti ceti popolari, può fermare questa deriva», parlando invece dei veri problemi del Paese: «I tagli alla sanità e alla scuola, i salari e le pensioni basse, la precarietà del lavoro, la lotta agli sprechi e all’evasione fiscale, le diseguaglianze sociali».
Parole che fanno infuriare il segretario della Lega nord in Toscana, il capogruppo in Consiglio regionale Manuel Vescovi: Rossi ha fatto «uno sgarbo a milioni di cittadini e allo stesso Consiglio regionale toscano. Il governatore dimentica infatti che, proprio grazie al nostro impulso» anche la Toscana ha deciso di parlare di autonomia: «Mi piacerebbe proprio sapere cosa pensa Marras». Ed infine, l’annuncio: «Da parte nostra, constatato che il governo regionale è sordo alle richieste dell’Assemblea regionale, siamo pronti a raccogliere 30mila firme per chiedere un referendum anche in Toscana per l’autonomia».