La Piana dice no a Minniti Firenze e Prato: siamo con lui
L’altolà di Sesto, Calenzano e Campi dopo l’incontro tra il ministro e Nardella a Palazzo Vecchio
Firenze e Prato dicono sì all’idea del ministro Minniti di fare un Centro per i rimpatri degli immigrati anche in Toscana; la Piana si oppone.
La Piana dice no al centro immigrati, schierandosi con il governatore Enrico Rossi. Le grandi città dicono sì e stanno con il ministro degli Interni Marco Minniti. La Toscana si divide sulla realizzazione di un centro permanente per i rimpatri. L’acronimo «Cpr» indica una struttura che raccoglie i migranti che si macchiano di reati gravi o che siano considerati socialmente pericolosi: per questo inseriti nella lista prioritaria delle persone da rimandare nei loro Paesi di origine. Il ministro dell’Interno ha promosso l’apertura di uno di questi centri in ogni regione. Non sarà affatto semplice farlo in Toscana, dove a dire di «no» è il governatore Rossi, che ha congelato la richiesta del governo arrivata settimane fa. Ma il dossier è tornato di stringente attualità dopo la partecipazione di Minniti alla festa del Foglio domenica scorsa a Palazzo Vecchio, dove il ministro degli Interni ha incontrato il sindaco Nardella con cui ha condiviso l’idea di un «patto per Firenze bella e sicura» e quella di un centro rimpatri in Toscana. Il titolare del Viminale ha cercato la sponda del sindaco del capoluogo per l’operazione, ricordando che il centro immigrati andrebbe «individuato in una località che sia nei pressi di un aeroporto». Solo due possibilità, dunque: nella Piana fiorentina o nel Pisano, vicino al «Vespucci» o al «Galilei». Nardella ha accolto senza indugi l’invito. «Su questo — ha detto il sindaco di Firenze ieri mattina — non sono disposto a chiudere gli occhi. D’accordo con i sindaci toscani lavoreremo per l’individuazione del luogo più idoneo, augurandoci che anche la Toscana possa far la sua parte».
Un messaggio esplicito a Rossi, che ha dalla sua parte i sindaci della Piana. Anche quelli del Pd. «Non si può fare», taglia corto il sindaco di Calenzano Alessio Biagioli (Mdp). «La scelta va contro il sistema dell’accoglienza diffusa: chi delinque — spiega Biagioli — ha un suo percorso a prescindere». Con la stessa fermezza respinge l’ipotesi Emiliano Fossi. Il sindaco di Campi Bisenzio fa parte del Partito Democratico ma dice di «non comprendere l’impostazione di prevedere nuovi strumenti di questo genere: sono luoghi di violazione dei diritti umani elementari».
Una musica difficile da accordare con le parole del sindaco di Prato e presidente dell’associazione dei Comuni toscani, Matteo Biffoni. «L’idea del ministro di avere un centro che sia rispettoso dei diritti può davvero aiutare le forze dell’ordine per i rimpatri. Si tratta di un posto che allontana quei soggetti che sono definibili dalla magistratura socialmente pericolosi». Secondo Biffoni, non si può accomunare questa scelta a quella dei Cie, che «non hanno mai funzionato», mentre la scelta sul dove realizzarli sarà una «decisione tecnica». Tra i più difficili da convincere ci sarà il sindaco sestese Lorenzo Falchi (Sinistra Italiana), che manda un messaggio ai suoi colleghi favorevoli al centro rimpatri e al governo: «non accetterei una decisione calata dall’alto» e qualora Sesto fosse scelta per ospitare il Cpr «non mi riguarderei a dire di no», come avvenuto in altre recenti occasioni (leggi aeroporto e inceneritore). «Condivido la posizione della Regione, questi centri — dice sferzante Falchi — sono una riedizione in nuova salsa dei Cie». Pare senza punti di riferimento il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, che spiega di «voler studiare a fondo il tema prima di esprimere una preferenza».
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