Il canto di Letizia Fuochi nel cantuccio del mondo
Domani al Puccini col nuovo album, nato nel centro storico
Ispirazione «Tra via del Proconsolo e Borgo degli Albizi un luogo di memorie non sempre felici»
C’è un angolo di Firenze dove attese e desideri, paure e illusioni crescono come fili d’erba in un campo: è il Canto dei Pazzi, tra via del Proconsolo e Borgo degli Albizi, luogo di memorie personali, ombre minacciose e colori vivaci che diventano canzoni. Lì, idealmente, è nato Inchiostro, l’ultimo album di una delle cantautrici fiorentine più talentuose oggi su piazza, Letizia Fuochi. E a quell’angolo, cantato e descritto come «cantuccio del mondo», lei ha dedicato Dolceamaro, primo singolo estratto di cui il 3 novembre uscirà il video. Mancava dai negozi di musica da otto anni, dal bel Come l’acqua per la terra che aveva fatto scoprire il suo talento agli amanti della canzone d’autore. Nel mezzo, tra tanto teatro e alcune disavventure, questa autrice e regista teatrale, scrittrice e cantante, insegnante e libraia, ha covato questa biografia in formato canzone che domani scopriremo in anteprima nazionale al Teatro Puccini (ore 21, ingresso 12 euro).
«Aver indossato panni di altri, personaggi della finzione teatrale, mi ha costretto a confrontarmi con altre vite — racconta — Ed è proprio grazie a questi abiti che ora ho avuto la possibilità di mettermi per la prima volta a nudo e raccontare me stessa». Letizia Fuochi scrive canzoni struggenti, impetuose, liriche, delicate, piene di vita e cariche di dolore. È una delle voci più sincere e intelligenti della scena toscana: musica ricca di sfumature che viaggiano dal Portogallo al Sud America, testi ricercati, pensieri profondi. E anche scherzosi come Il mio analista scuote la testa.
Il suo Inchiostro esce in concomitanza con il quarantennale di Materiali Sonori, la storica etichetta toscana che da sette anni edita la sua attività artistica. Inchiostro per mettere nero su bianco sensa- zioni e desideri. Inchiostro che rendesse indelebile quel «carnoso, carnale impetuoso, romantico, dissacrante, generoso» (da Uno strano tormento) amore che Letizia canta come un’ammaliatrice. Un album «intimo e autobiografico, per la prima volta anche autoironico — racconta — per togliere di mezzo quegli struggimenti amorosi che in passato mi hanno fatto del male». Come Quello che tu chiami amore dove racconta in versi il processo di riscatto dopo che «ti trovi a subire delle violenze di cui non ti rendi conto finché la sensazione non diventa esplosiva». Domani la ritroveremo in scena insieme al chitarrista e arrangiatore che da sette anni cura la sua crescita musicale, Frank Cusumano, e i sodali Rio Mezzanino, insieme a Michele Staino. «Perché a noi piace unire persone e sensibilità diverse: stare insieme è la migliore risposta a chi pensa la musica sia competizione, mentre è condivisione». Il 30 ottobre parte il tour dall’Arciliuto di Roma.