Corriere Fiorentino

«Li abbiamo sospesi, qui il rispetto è una regola»

Nella scuola calcio frequentat­a dai ragazzi: «Stupiti, da noi mai nessuna discrimina­zione»

- V.C.

«L’educazione e il fair play sono per la Società elementi inalienabi­li. La società fonda su questi principi la propria attività. Il rispetto dell’arbitro, dei dirigenti, dei compagni e degli avversari, è da ritenersi di fondamenta­le importanza».

Fuori dalla segreteria della Acd Bagno a Ripoli sono state affisse le regole di comportame­nto, sottoscrit­te dal direttore generale, Moreno Cecchi. Al primo punto, tra gli obiettivi elencati sulla bacheca della società, scritto in grassetto e senza bisogno di ulteriori spiegazion­i, c’è la parola «umiltà». Ieri, come ogni giorno, si svolgevano gli allenament­i. «Vi abbiamo lasciato il questionar­io, ci dovete scrivere le materie che fate a scuola e i voti che avete. E non scrivete bugie, tanto poi lo sappiamo», dice l’allenatore ai ragazzi sul campo.

Eppure, negli spogliatoi di questa società sportiva, la scorsa settimana è avvenuto il gesto di bullismo nei confronti di Olmo. L’Acd Bagno a Ripoli ha sanzionato il comportame­nto dei ragazzi, sospendend­oli dall’attività e mettendoli fuori rosa per un periodo limitato. «Se fosse stato a tempo indetermin­ato, sarebbe stato eccessivo» dice anche Beatrice, la mamma di Olmo. «Devono capire cosa hanno fatto, non prendere una punizione senza riflettere».

L’Acd Bagno a Ripoli è una delle poche scuole calcio in cui i ragazzi come Olmo, con un cromosoma in più, si allenano con gli altri, proprio per dimostrare che non esistono diversità. È stato proprio il presidente, Agostino Ognibene, a voler avviare questa sperimenta­zione. Olmo è rimasto l’unico, su due, a frequentar­e la scuola calcio.

L’altro bambino che praticava sport con lui, ha iniziato un’altra attività sportiva. E — come spiegano dalla società — non era mai successo niente del genere. «Un fulmine a ciel sereno» come lo ha definito la mamma di Olmo. «Non ci capacitiam­o — dicono tra lo staff della società sportiva — gli vogliono tutti bene». «Olmo è tesserato come tutti gli altri bambini — spiega Beatrice — perché per noi non ci deve essere la tendenza all’isola- All’ingresso Il documento affisso dai dirigenti della società di Bagno a Ripoli all’ingresso del campo dove si allenano i ragazzi mento. Dopo questa storia, ci sono arrivate proposte per andare in una squadra composta solo da ragazzi disabili, ma ho detto di no. Anche perché la dirigenza sportiva è stata corretta, come sempre, nel prendere provvedime­nti».

E la stessa società sarà coinvolta nel percorso che il Comune di Bagno a Ripoli vuole avviare con le famiglie, per far in modo che gesti del genere non accadano più.

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