Il toscano di «Radio Londra»
Philip Baglini racconta il successo dell’emittente nata 3 anni fa nel Regno Unito e voce degli italiani «Ho iniziato da Pietrasanta con un’intervista a Morricone, adesso tutti i più grandi artisti si fermano qui»
C’era una volta una stanzetta, un armadio, un microfono con due cavi, un ragazzo di Pietrasanta. E Ennio Morricone. «Ora fa sorridere, ma è iniziato tutto così: mi ero costruito una stazioncina radio nell’armadio dell’Ikea in camera, per questioni di insonorizzazione. E quando tramite internet mi contattò il manager di Morricone per promuovere un suo concerto a Londra, pensando che fossimo una radio italiana in suolo britannico, mi propose l’intervista». Tre anni dopo London One Radio è diventata il punto di riferimento della comunità italiana nella capitale britannica con 2-3 mila ascoltatori al giorno e 160 mila di bacino d’utenza. Ha sede a Tottenham e il suo direttore e fondatore è un imprenditore-giornalista quarantenne di Pietrasanta, fisico laureato a Pisa che ha lavorato al Cern di Ginevra nel team che ha scoperto il Bosone di Higgs: Philip Baglini.
Con Morricone non avrà accennato all’armadio, vero Baglini?
«Avrei potuto dire la verità, che stavo improvvisando con un mixer da casa. Ma gli dissi di sì. Mi buttai. Facemmo l’intervista e poi è partita l’avventura».
Baglini, cosa fate nella vostra emittente?
«Sei un giovane cantante italiano e vuoi farti conoscere a Londra? Ti aiutiamo noi. Sei uno studente, un ricercatore, sei arrivato prima della Brexit e ora hai paura per il tuo futuro? Ti consigliamo noi. Ti manca l’Italia ma ti senti anche tradito e abbandonato dal tuo paese? Ti consoliamo noi».
Messa così, sembra una charity.
«Sono arrivato a Londra 20 anni fa e quando mi sono accorto che non esisteva una radio dedicata alla comunità dei 600 mila italiani, non ci dormivo letteralmente. C’era la radio dei portoghesi, dei francesi, degli spagnoli. E noi no? Ci ho messo due anni e mezzo per metterla su, ho cominciato a comprarmi cavi, mixer, microfoni, facendo suonare a casa mia gli amici. Ora ci lavoriamo in otto, tutti italiani. Con anche un magazine collegato, bilingue anch’esso: ItaloEuropeo». E adesso… «Lavoriamo anche con le istituzioni, abbiamo il patrocinio del consolato, facciamo servizio di supporto informativo, news e approfondimento su vari temi che servono alla comunità italiana, musica rigorosamente in vinile». Anche un vostro talent… «Young Music Talent: siamo arrivati a portare in radio 470 giovani musicisti italiani, li abbiamo aiutati a esibirsi qui e poi l’operazione si è estesa agli italiani che vivono in altri paesi e anche a inglesi e americani».
Lo scopo principale rimane quello di fare da ponte.
«Far conoscere la nostra cultura agli inglesi e mettere in rete i professionisti che lavorano qui con la rubrica London Time, intervistiamo scrittori. Quest’anno saremo anche la prima radio con sede in Gran Bretagna ospite a Sanremo, per far conoscere il Festival agli inglesi. Prima a Welcome Italia, la fiera sul cibo, e a novembre andremo al World Travel Market, fiera mondiale del turismo».
Con la Brexit come vi confrontate?
«La radio è stata concepita prima, si è sviluppata durante e ha avuto la sua crescita dopo la Brexit. Durante il dibattito tra leave e remain abbiamo fatto servizio di scrematura delle fake news che nascevano sul tema. Abbiamo creato la rubrica Speciale Brexit seguita anche dall’Italia». A cosa serve? «Ci scrivono molti genitori che hanno figli desiderosi di venire a fare dei master qui e magari hanno paura di cosa accadrà perché c’è molta poca chiarezza, per esempio, a livello universitario». Vi siete schierati? «Politicamente mai. Ma ci siamo battuti per il remain, anche durante la notte del voto con collegamenti dai college. E ora con servizi di consulenza per i diritti degli italiani con un team di avvocati a disposizione di chi chiama».
Come mai è passato dalla fisica alla radio?
«Già da ragazzo a Massarosa avevo creato una stazione, Massarosa Sound. Poi ho studiato a Pisa e anche quando lavoravo al Bosone di Higgs ho iniziato a occuparmi di comunicazione scientifica. Cosa che prosegue anche a London One Radio ospitando i professori e in comunicatori scientifici».
È stato difficile abbandonare il primo amore?
«Non mai ho chiuso la porta alla fisica: continuo a studiarla a casa e ho portato in radio tutti gli astronauti italiani più famosi, anche la Cristoforetti. Ci occupiamo spesso di temi legati al clima e intervistiamo regolarmente i ricercatori italiani da Oxford a Cambridge». E anche molti artisti. «Quando vengono a suonare a Londra, i nostri artisti passano da qui: abbiamo trasmesso il concerto della Pfm al Dingwall di Camden Town, il 23 viene De Gregori per un’intervista, in passato anche Capossela e la Mannoia sono stati nostri ospiti, come Aldo Giovanni e Giacomo, Checco Zalone e Zucchero che a Londra concesse solo due interviste: a noi e alla Bbc». Atmosfera di casa… «Tutti gli italiani che passano da qui ci dicono che gli facciamo passare la nostalgia di casa. Non mi riferisco solo agli artisti, ma anche ai tanti giovani che hanno sempre un complesso rapporto di amore-odio verso l’Italia che non li ha capiti ma allo stesso tempo gli manca. E ci dicono che noi allietiamo questi sentimenti».
Cambiamenti Siamo cresciuti durante la Brexit, ci scrivono molti genitori preoccupati per i figli