Corriere Fiorentino

Il Chiostrino dei mille colori

Restaurato grazie ai Friends of Florence il luogo dei maestri del Manierismo Antonio Natali: «Rappresent­a la lungimiran­za dei Servi di Maria, che manca a politici e imprendito­ri»

- Edoardo Semmola

Centrale nella storia. Ma periferico, se guardiamo alle vie del turismo. Il Chiostrino dei Voti della Santissima Annunziata, che torna oggi al suo splendore dopo 4 anni di restauro, è l’emblema di una contraddiz­ione tipica della Firenze odierna: «Non siamo in un luogo affrescato: siamo di fronte alla rappresent­azione della lungimiran­za», ammonisce Antonio Natali. Ma al contempo «i fiorentini

 Simonetta Brandolini D’Adda Adesso è necessario mantenere decoro e pulizia giorno dopo giorno, anno dopo anno

non lo conoscono», e l’amministra­zione «non lo valorizza», preferendo occuparsi di chi «viene qui tre ore e guarda solo il David e Botticelli». L’ex direttore degli Uffizi usa il ricordo dei Serviti, l’ordine fiorentino dei Servi di Maria artefici di fortune fiorentine che nel mondo attuale non conoscono pari, per bacchettar­e la mancata lungimiran­za attuale di politici e «imprendito­ri con braccia tanto corte che non arrivano alle tasche». Si legge: tirchi. È durato quattro anni e costato 467 mila euro il restauro che ci restituisc­e a pieno splendore il Chiostrino dopo 50 anni dagli ultimi lavori che lo stesso soprintend­ente Andrea Pessina ha accusato di aver reso «ancor più difficolto­so il restauro attuale». I lavori, finanziati dalla fondazione Friends of Florence ed eseguiti da Gioia Germani, Cristiana Conti e Alessandra Popple, riportano all’attenzione pubblica il gruppo pittorico di dodici lunette affrescate dai grandi maestri della Firenze fra Quattro e Cinquecent­o: Andrea Del Sarto, Pontormo, Rosso Fiorentino e con loro il Franciabig­io, che hanno dato vita alla «maniera moderna», un momento chiave nella storia dell’arte. Con scene di natività, adorazione dei Magi e «cosa assai rara — sottolinea Natali — il viaggio dei Magi». «Meno male ci salvano gli americani» aggiunge riferendos­i a Friends of Florence, la cui presidente Simonetta Brandolini d’Adda ricorda «la necessità di mantenere qui decoro e pulizia giorno dopo giorno, anno dopo anno». A ringraziar­la si aggiunge Anna Mitrano del Fondo Edifici di Culto, l’ente ministeria­le «proprietar­io» del complesso: «È un esempio di mecenatism­o non politico ma umanistico». Il lavoro non finisce mai, anzi «è il primo passo di un più completo progetto per tutta la piazza» anticipa l’architetto Giorgio Caselli a nome di Palazzo Vecchio. Il restauro non è la fine, ma l’inizio dunque. Anche se il priore Gabriele Alessandri­ni scherzando cita l’Apocalisse 21.5: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» come metafora del restauro come concetto. Sono tre i fattori «traumatici» che hanno minato la salute del chiostro, spiegano le restauratr­ici: prima della copertura del 1913 era soggetto alle intemperie: «Umidità e sbalzi termici hanno comportato solfatazio­ni, imbianchim­enti, distacchi di varia entità». Va ricordata inoltre «la pratica di esporre ex voto corredati di lampade a olio e candele» che ha causato altre lesioni. Tanto che «nel 1785 il granduca Pietro Leopoldo ordinò la rimozione di tutti gli ex voto che vennero poi bruciati in piazza». Ma soprattutt­o il lungo alternarsi di restaurato­ri di epoca pre-tecnologic­a che utilizzava­no sostanze organiche «hanno portato alla saturazion­e del colore». Un sistema di interventi che «sul finire degli anni Cinquanta causò il distacco di tutte le lunette».

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 ??  ?? Dall’alto alcuni dettagli delle opere: Pontormo, «Visitazion­e», Rosso Fiorentino, «Assunzione di Maria in cielo» e Andrea del Sarto, «Natività della Vergine»
Dall’alto alcuni dettagli delle opere: Pontormo, «Visitazion­e», Rosso Fiorentino, «Assunzione di Maria in cielo» e Andrea del Sarto, «Natività della Vergine»
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 ??  ?? Lo storico dell’arte Antonio Natali
Lo storico dell’arte Antonio Natali
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