Prato, che bufera sulla pista per Magni
La proposta: «Dedichiamogli una ciclabile». L’Anpi insorge: «No, era un fascista»
«Nome cittadinanza inviole vivo compiacimento per sua bella vittoria che premia suoi sforzi e onora nostra città». Il telegramma spedito il 6 giugno del 1948 dal sindaco pratese Alfredo Menichetti al concittadino Fiorenzo Magni, fresco vincitore del Giro d’Italia, gli costò il posto: il Pci non gradì i complimenti al ciclista, che durante il fascismo aveva vestito la camicia nera per poi aderire alla Repubblica di Salò. Oggi, a distanza di 70 anni, l’Anpi innesca una polemica su Magni, il suo ruolo negli anni del regime e durante la guerra. L’occasione è la giornata di mobilitazione antifascista organizzata per oggi da varie associazioni italiane nell’anniversario della marcia su Roma (tra l’altro, in risposta all’annuncio di Forza Nuova di voler organizzare una «marcia dei patrioti» a Roma). A Prato è in programma in piazza delle Carceri l’evento «Neofascismo? I gruppi della destra estrema tra social network e radicamento territoriale» e proprio presentando l’appuntamento la presidente dell’Anpi pratese, Angela Riviello, va all’attacco della proposta di intitolare una pista ciclabile al campione che vinse tre volte la corsa rosa, scomparso nel 2012. Una proposta giunta nei mesi scorsi dallo storico Walter Bernardi, ex professore universitario e presidente della «Casa pia dei Ceppi» che si è occupato di studiare e raccontare la storia di Prato in numerose pubblicazioni. In uno dei suoi approfondimenti pubblici, Bernardi ha suggerito qualche mese fa al Comune di intitolare a Magni l’anello ciclabile che circonda la pista di atletica di Galcetello. Un’idea che evidentemente non è andata giù alla presidente dell’Anpi, che presentando la giornata di oggi ha scritto in una email: «Fiorenzo Magni, come altri ragazzi di allora, ha fatto la sua scelta ed ha scelto la parte sbagliata e non è accettabile che oggi si ricerchino attenuanti a questo. La via del fascismo ieri come oggi è la via contraria a quella della democrazia che parla di giustizia pace e libertà. Noi adulti abbiamo grandi responsabilità verso i ragazzi di oggi». D’altronde già l’intestazione della email era chiara: «Magni chi era? Era un fascista. Ha scelto la parte sbagliata». Scrive Riviello: «Attenzione quindi a costruire falsi eroi e a negare la responsabilità di scelte sbagliate. Continuare a confondere vittime e carnefici è da irresponsabili». Insomma molto più che una bocciatura alla proposta del professor Bernardi, che a onor del vero non è mai stata depositata tecnicamente negli uffici comunali. «Io sono iscritto all’Anpi — replica ironico Bernardi — ma non so se ora vorranno buttarmi fuori». Il professore cerca di sgombrare il campo dal fantasma del regime fascista nella vita del «terzo uomo» (il ciclista pratese era chiamato così per la capacità di inserirsi, spesso vincendo, nella rivalità tra Coppi e Bartali): «Io faccio lo storico, non il politico. Mi occupo di studiare documenti e non ho mai negato le ombre sulla vita di Magni: voglio precisare che sono un antifascista. Ma questa vicenda ha a che fare solo con lo sport e con un nostro concittadino». Di qui l’idea dell’intitolazione di una pista ciclabile, un luogo specifico legato all’attività sportiva del «leone delle Fiandre» e non di una via o un palazzo.
All’incontro di oggi in piazza delle Carceri interverrà anche il vicesindaco di Prato Simone Faggi. Che getta acqua su un fuoco che, a suo avviso, non dovrebbe essere stato riacceso: «Nessuno ha intenzione di intitolare a Magni la pista, il tema non è mai stato discusso. Ma davvero — spiega Faggi senza nascondere disorientamento — non comprendo l’attinenza con l’iniziativa: non è questo il tema. Che Magni stesse dalla parte sbagliata l’ha già decretato la storia». E almeno in questo caso, c’è da scommettere, nessuno a Palazzo comunale dovrà dimettersi.
Botta e risposta La presidente dell’associazione dei partigiani: così si creano falsi eroi. Il prof: sono un loro iscritto, ora mi butteranno fuori?