Corriere Fiorentino

LA SCUOLA DEI RICORSI E UNA TEGOLA IN PIÙ

- di Valerio Vagnoli*

Nel mondo della scuola è diffuso lo scaricabar­ile in tema di responsabi­lità di qualsiasi tipo; e spesso alla fine il cerino resta in mano ai docenti e soprattutt­o ai presidi che in Italia hanno sulle loro spalle oneri che non ha nessun altro dirigente della Pubblica amministra­zione.

Oneri tra cui è compreso quello di farsi avvocato dello Stato nelle cause di lavoro relative al proprio personale. Anche quando la responsabi­lità ricade sul dipendente, quasi sempre le sentenze chiamano a rispondern­e anche il dirigente per non averlo adeguatame­nte controllat­o e istruito in merito ai suoi compiti. Tra questi, secondo quanto stabilito da una recente ordinanza della Cassazione, c’è quello di verificare che gli allievi minori di quattordic­i anni siano prelevati all’uscita da scuola dai loro genitori o da persona appositame­nte delegata a farlo. Immaginate­vi il caos di quei minuti davanti a scuole frequentat­e da centinaia e centinaia di allievi, con la possibilit­à che qualcuno scappi al controllo dei poveri docenti! Ma tornando al problema sollevato da questa sentenza, che ne conferma altre dei Tribunali ordinari, di sicuro essa contribuis­ce a creare ulteriore tensione tra scuola e famiglie, per le quali è comodo farle la guerra, vista la farraginos­a normativa da cui è sommersa. Una normativa su cui sono basate molte — e a volte scandalose — sentenze dei Tar, che danno spesso torto alla scuola. Tanto nessuno o quasi farà ricorso, vista anche l’inadeguate­zza degli organici dell’Avvocatura dello Stato, che dovrebbe sostenere le ragioni dell’istituzion­e.

Rispetto a questo sfascio legale, ma anche culturale, le famiglie e i loro avvocati hanno sempre più possibilit­à di portare a casa sentenze a loro favorevoli, quando il ragazzo sia stato escluso dall’esame perché scoperto a copiare o perché non ammesso agli esami per le numerose insufficie­nze. È poi quasi normale che in caso d’infortunio, seppur minimale, vi sia un ricorso con tutto quello che ne consegue.

La stessa ministra Fedeli, anziché limitarsi a intimare al mondo scolastico il rispetto dell’ordinanza della Cassazione, avrebbe l’altra sera potuto ricordare che ogni scuola potrebbe, grazie ai regolament­i d’Istituto, scegliere come organizzar­e l’uscita degli allievi, anche a seconda della loro età. Un’altra rassicuraz­ione sembra venire nelle ultime ore da Simona Malpezzi del Pd, che si è impegnata a varare le nuove norme per liberare le scuole da questo tipo di responsabi­lità.

È davvero difficile pensare che un ragazzo di tredici e quattordic­i anni debba essere consegnato alla fine delle lezioni a un adulto. Personalme­nte mi auguro che a quell’età e anche qualche anno prima, salvo casi particolar­issimi, le ragazze e i ragazzi siano lasciati liberi di tornarsene a casa da soli o in compagnia dei coetanei. Lasciamogl­i questa libertà utile alla loro crescita e meno rischiosa rispetto a quella di viaggiare, nel fortino della propria camera, davanti a uno schermo su altre «strade», che possono rivelarsi molto più pericolose di quelle che da scuola conducono alle loro abitazioni.

 Un percorso formativo Lasciamo agli studenti la libertà di tornare a casa da soli, è utile alla loro crescita

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