Violentata a 6 anni, processo da rifare
La Cassazione annulla la riduzione di pena al compagno della madre
Dieci anni fa I giudici di secondo grado avevano concesso alcune attenuanti all’uomo che aveva palpeggiato la bimba ora diventata adolescente
Aveva 6 anni quando fu costretta a subire le molestie del convivente della madre. Sono trascorsi 10 anni e la bambina è diventata un’adolescente, ma ancora non c’è ancora una sentenza definitiva per l’uomo accusato di averla violentata. Tutto per un errore della Corte d’appello.
Nei giorni scorsi, infatti la Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado che aveva concesso le attenuanti all’uomo e ridotto la pena da 9 a 5 anni perché non c’era mai stato un rapporto completo ma «palpeggiamenti», «massaggi» e tentativi dell’uomo, spesso portati a termine, di trascinare nel suo letto la bambina quando la mamma era fuori casa. A ridimensionare accuse e pena, per i giudici d’appello, anche le condizioni della piccola che «non avrebbe riportato un grosso danno nel suo sviluppo psico affettivo». «Nessuna attenuante» ha deciso la Cassazione che, accogliendo il ricorso della procura generale, ha disposto un nuovo processo d’appello.
«Ora ti faccio quello che faccio a lui». Era stata quella frase pronunciata dalla figlia a mettere in allarme il padre, che era separato dalla madre. La piccola aveva raccontato dei giochi e dei palpeggiamenti nelle parti intime che subiva dal compagno della mamma. Così il padrea veva presentato denuncia, affidandosi agli avvocati Nicola Muncibì e Marco Passagnoli. Il processo e poi la sentenza che aveva condannato l’uomo a 9 anni e affidato la figlia al padre, riconoscendo a entrambi una provvisionale di 50 mila euro.