UN PONTE (A DUE SENSI) PER RIPORTARE SOLLICCIANO AL CENTRO
Caro direttore, nei giorni scorsi, insieme al consigliere Tommaso Grassi abbiamo deciso di mettere per iscritto una lista di «urgenze» del carcere di Sollicciano su cui, a nostro parere, la città di Firenze e la sua amministrazione potrebbero e dovrebbero intervenire. Lo abbiamo volutamente intitolato «Un vero ponte per Sollicciano» per evidenziare la necessità di stabilire un ponte, percorribile con fiducia nei due sensi di marcia, per restituire dignità a chi nel carcere lavora o vi è ristretto, per risvegliare l’umanità pragmatica che ha sempre contraddistinto Firenze e i fiorentini. Da anni ci occupiamo di problemi legati al carcere e scriviamo appelli per sollecitare l’attenzione di istituzioni e cittadinanza. Ora però c’è un’occasione che la città non deve perdere: un Consiglio comunale di prossima convocazione si svolgerà all’interno del carcere di Sollicciano. Con questo documento intendiamo offrire a Giunta e Consiglio la possibilità di discutere con concretezza, affrontando i problemi veri del carcere fiorentino, allontanando il rischio di ridurre questa importante iniziativa del Consiglio a una passerella natalizia a uso e consumo dei professionisti della politica. Quando si parla di problemi carcerari, il rischio di dimenarsi a vuoto tra compassioni buoniste e ottusità securitarie è molto alto. Una città come Firenze può però ambire a far meglio, riappropriandosi di quella capacità di affrontare i problemi e tendere mani operose a chi è in difficoltà. E di difficoltà il carcere di Sollicciano ne ha talmente tante da divenire ostacoli insormontabili se la città lo espelle: da quelle di un’area educativa che deve fare un salto di qualità adeguandosi alla complessità dei percorsi di reinserimento sociale del detenuto, a quelle dell’area sanitaria, carente sotto molti aspetti. E poi ci sono i problemi legati al sovraffollamento, al caldo torrido e al freddo insopportabile, alle cucine, o le docce, che non funzionano, ai muri di cinta inagibili, ai passeggi in attesa di ristrutturazione, alle carenze di organico e alla annosa mancanza di una Direzione stabile. Questi problemi devono essere per noi la base di discussione del Consiglio comunale in carcere. Per modificare la situazione attuale, perché Sollicciano oggi è una discarica sociale abbandonata a sentimenti di vendetta sociale, o di ignavia, instillati e alimentati da chi di questi sentimenti e paure si serve per soffocare la parte migliore della polis, corrompendone il sentimento di giustizia e rendendola complice nel trasformare l’esecuzione della pena in tortura e scuola del crimine, a discapito, oltretutto, della sicurezza della città. Il carcere di Sollicciano deve tornare parte integrante della città, promuovendo il reintegro di chi ha espiato la pena e scongiurando il rischio che «smarrendo il senso di appartenenza al mondo che li circonda» — come ha ricordato al Corriere Fiorentino l’imam Hamdan Al-Zeqri, guida spirituale islamica nel carcere fiorentino — costoro siano invece irretiti da fondamentalismi di ogni sorta.