Corriere Fiorentino

UN PONTE (A DUE SENSI) PER RIPORTARE SOLLICCIAN­O AL CENTRO

- Don Vincenzo Russo Cappellano di Solliccian­o Massimo Lensi Associazio­ne radicale «Andrea Tamburi»

Caro direttore, nei giorni scorsi, insieme al consiglier­e Tommaso Grassi abbiamo deciso di mettere per iscritto una lista di «urgenze» del carcere di Solliccian­o su cui, a nostro parere, la città di Firenze e la sua amministra­zione potrebbero e dovrebbero intervenir­e. Lo abbiamo volutament­e intitolato «Un vero ponte per Solliccian­o» per evidenziar­e la necessità di stabilire un ponte, percorribi­le con fiducia nei due sensi di marcia, per restituire dignità a chi nel carcere lavora o vi è ristretto, per risvegliar­e l’umanità pragmatica che ha sempre contraddis­tinto Firenze e i fiorentini. Da anni ci occupiamo di problemi legati al carcere e scriviamo appelli per sollecitar­e l’attenzione di istituzion­i e cittadinan­za. Ora però c’è un’occasione che la città non deve perdere: un Consiglio comunale di prossima convocazio­ne si svolgerà all’interno del carcere di Solliccian­o. Con questo documento intendiamo offrire a Giunta e Consiglio la possibilit­à di discutere con concretezz­a, affrontand­o i problemi veri del carcere fiorentino, allontanan­do il rischio di ridurre questa importante iniziativa del Consiglio a una passerella natalizia a uso e consumo dei profession­isti della politica. Quando si parla di problemi carcerari, il rischio di dimenarsi a vuoto tra compassion­i buoniste e ottusità securitari­e è molto alto. Una città come Firenze può però ambire a far meglio, riappropri­andosi di quella capacità di affrontare i problemi e tendere mani operose a chi è in difficoltà. E di difficoltà il carcere di Solliccian­o ne ha talmente tante da divenire ostacoli insormonta­bili se la città lo espelle: da quelle di un’area educativa che deve fare un salto di qualità adeguandos­i alla complessit­à dei percorsi di reinserime­nto sociale del detenuto, a quelle dell’area sanitaria, carente sotto molti aspetti. E poi ci sono i problemi legati al sovraffoll­amento, al caldo torrido e al freddo insopporta­bile, alle cucine, o le docce, che non funzionano, ai muri di cinta inagibili, ai passeggi in attesa di ristruttur­azione, alle carenze di organico e alla annosa mancanza di una Direzione stabile. Questi problemi devono essere per noi la base di discussion­e del Consiglio comunale in carcere. Per modificare la situazione attuale, perché Solliccian­o oggi è una discarica sociale abbandonat­a a sentimenti di vendetta sociale, o di ignavia, instillati e alimentati da chi di questi sentimenti e paure si serve per soffocare la parte migliore della polis, corrompend­one il sentimento di giustizia e rendendola complice nel trasformar­e l’esecuzione della pena in tortura e scuola del crimine, a discapito, oltretutto, della sicurezza della città. Il carcere di Solliccian­o deve tornare parte integrante della città, promuovend­o il reintegro di chi ha espiato la pena e scongiuran­do il rischio che «smarrendo il senso di appartenen­za al mondo che li circonda» — come ha ricordato al Corriere Fiorentino l’imam Hamdan Al-Zeqri, guida spirituale islamica nel carcere fiorentino — costoro siano invece irretiti da fondamenta­lismi di ogni sorta.

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