Corriere Fiorentino

Perché bocciamo la scuola ora che tenta di avvicinars­i al lavoro?

- Tommaso Codignola docente Istituto Volta, Bagno a Ripoli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Caro Direttore, sono molto d’accordo con l’editoriale di Gaspare Polizzi uscito sul Corriere Fiorentino e vorrei svilupparn­e alcune consideraz­ioni sull’alternanza scuola lavoro su cui hanno protestato gli studenti. A parte la formula vergognosa dello slogan dei ragazzi («Non siamo operai!») giustament­e stigmatizz­ata da Marco Bentivogli (CISL), vergognosi­tà di cui gli stessi studenti non sembrano essersi resi conto e che manifesta un mutamento di mentalità profondo, vorrei portare qui la mia esperienza. Non farà statistica, ma personalme­nte non ho mai sentito uno solo dei nostri ragazzi lamentarsi della scuolalavo­ro e anzi tutti me ne hanno parlato con soddisfazi­one o entusiasmo. Certamente ci saranno imperfezio­ni e in taluni casi forse addirittur­a sfruttamen­to, ma l’impression­e è che l’operazione sia stata e possa essere considerat­a positiva. Per decenni abbiamo detto che la scuola italiana è scollata dal mondo del lavoro: viene fatto un provvedime­nto che va nella direzione di provare a risolvere questo problema e subito si grida all’aziendaliz­zazione della scuola e allo sfruttamen­to del lavoro gratuito. Quali sono le radici culturali di questo atteggiame­nto schizoide del dibattito pubblico? Ne propongo tre: (1) l’assenza di una cultura scientific­a diffusa coi suoi due pilastri di attenzione ai fatti e razionalit­à; (2) il declino dell’educazione cristiana con la consapevol­ezza profonda che essa dava dell’imperfezio­ne connaturat­a all’uomo e ad ogni sua conquista, che agiva come stimolo realistico, liberale e progressiv­o (si migliora quel che c’è, in un processo di asintotico avviciname­nto alla perfezione, che non è, né mai sarà di questo mondo); (3) l’aver portato la società contempora­nea alle estreme conseguenz­e lo spirito di critica illuminist­ico, di per sé emancipato­rio, ma che radicalizz­ato si rovescia paradossal­mente in una forma di immobilism­o: se ogni proposta per principio fa schifo, allora tanto vale lasciare tutto com’è.

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