Corriere Fiorentino

Epatite C, il taglio delle cure

Oltre 26 mila i malati toscani, troppo alti i costi dei medicinali. Da qui a fine anno terapie per soli 177 pazienti Budget quasi esaurito, circolare dell’Asl ai medici: decidiamo noi a chi prescriver­e i farmaci

- Giulio Gori

Le costosissi­me medicine per curare l’epatite C non bastano per tutti i pazienti toscani. Nei giorni scorsi l’Asl Centro (Firenze-PratoPisto­ia) ha diramato una circolare a tutti i primari coinvolti nelle terapie affinché contengano al massimo le nuove prescrizio­ni di farmaci. Anche in casi inderogabi­li. Toccherà infatti ai vertici dell’azienda sanitaria convalidar­e ogni singola prescrizio­ne. Ma il contingent­amento è partito in tutta la Toscana.

Le costosissi­me medicine per curare l’epatite C non bastano per tutti. Neppure per i malati più gravi, quelli agli stadi più avanzati. Così, nell’Asl Toscana Centro, con i conti delle spese farmaceuti­che che non tornano, il direttore del dipartimen­to delle Specialist­iche mediche, Giancarlo Landini, invia una circolare a tutti i primari dei reparti interessat­i per invitarli «al massimo contenimen­to delle nuove prescrizio­ni di anti Hcv fino a fine anno, avendo superato come azienda la quota concordata».

La circolare, inviata un mese fa, il 4 ottobre, e rimasta finora riservata, non si limita a un generico riferiment­o al tirare la cinghia, ma fa molto di più: «Eventuali prescrizio­ni inderogabi­li — prosegue la comunicazi­one — dovranno essere condivise e autorizzat­e dal dipartimen­to previo invio di sintetica documentaz­ione clinica».

Tradotto, i primari di malattie infettive, epatologia, gastroente­rologia, medicina interna, prima di decidere se curare un paziente, dovranno chiedere il permesso ai vertici amministra­tivi dell’azienda. E la cernita avverrà per pazienti le cui cure vengono definite «inderogabi­li». Visti i costi altissimi delle terapie, infatti, i farmaci anti-epatite C erano già contingent­ati ai pazienti più gravi. E i dati di Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, dicono che al 31 agosto nell’Asl Toscana Centro i trattati erano appena il 44 per cento rispetto all’obiettivo dell’intero 2017. Sul mercato un trattament­o completo oggi costa, con i farmaci di ultima generazion­e ma ce ne sono anche di più cari, dai 7.500 ai 70 mila euro Iva compresa. Così molti ammalati che non sono abbastanza gravi per poter ottenere le cure gratis dall’Asl se ne vanno in India, dove la politica dei brevetti fa sì che si possa acquistare la cura a 600 euro. Una migrazione recente, visto che fino al 2013, con le vecchie e pesanti terapie, l’epatite C era una malattia incurabile per metà dei casi.

La prima medicina di nuova generazion­e, il Sofosbuvir (Sovaldi), è entrata sul mercato con costi insostenib­ili per molti (una terapia completa costa ancora oggi quasi 180 mila euro). E ha messo in discussion­e gli stessi principi della sanità italiana. Il decreto Balduzzi, che il ministro della salute del governo Monti aveva emanato nel 2012, aveva previsto (e prevede ancora) che i farmaci innovativi efficaci debbano essere garantiti a tutti. Ma per gli anti Hcv così non è mai stato nei fatti e il ministero della salute decise di contingent­arli. Il governator­e Enrico Rossi, due anni fa, annunciò che la Toscana avrebbe fatto uno sforzo autonomo per garantire le cure a tutti i malati, stimati in 26.224 persone secondo la delibera di giunta del 18 maggio 2015. «Eradicare» subito la malattia — era la filosofia del governator­e — in modo da evitare nuovi infettati e, quindi, alla lunga risparmiar­e. Ma già dopo pochi mesi i conti non tornavano. E Rossi polemizzò con Aifa per il prezzo concordato con i produttori dei farmaci anti Hcv. A distanza di due anni, vengono tuttora curati solo i casi più gravi. Gli altri aspettano di star peggio. Ma ora ci sono problemi di copertura anche per gli «inderogabi­li»: al 31 agosto, in tutta la regione, solo 1.663 pazienti erano in cura rispetto ai 3.822 programmat­i per tutto l’anno, il 44 per cento. E malgrado il ritardo, ora si tira ulteriorme­nte la cinghia.

Non si tratta solo nell’Asl Centro. L’11 ottobre scorso in Regione si è tenuto un turbolento vertice con i rappresent­anti delle sei aziende toscane (le tre Asl e le tre universita­rie), in cui i primari dei reparti sono stati richiamati all’ «appropriat­ezza» delle cure anti epatite C. Ai medici è stato ordinato di limitare le prescrizio­ni di farmaci perché i conti non tornano. Sei giorni dopo, dalla Regione, è partita una mail indirizzat­a ai 22 reparti coinvolti nelle cure: i numeri sono contingent­ati, fino al 31 dicembre in Toscana per questo capitolo di spesa è disponibil­e solo un milione e mezzo di euro con cui (a un costo di 7.500 euro a terapia) dovranno essere curati solo 177 pazienti (con tanto di numeri reparto per reparto), divisi in tre scaglioni, con appena 25 casi «incidenti», ovvero 25 terapie da assegnare senza programmaz­ione a casi di urgenza assoluta.

Ma, almeno per l’Asl centro, a mettere l’ultima parola su chi deve essere curato o no, sono i vertici aziendali. E chi lavora faccia a faccia con i malati racconta che i via libera ai trattament­i starebbero subendo ritardi di 20, 25 giorni.

Chi resta in lista Da qui a fine anno la Regione può sostenere i costi delle terapie per nuovi 177 malati In Toscana Una delibera di giunta 2 anni fa stimò un totale di oltre 26 mila persone affette da Hcv

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Il governator­e della Toscana Enrico Rossi
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L’ex ministro della salute Renato Balduzzi
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Il dirigente dell’Asl Centro Giancarlo Landini

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