Inguscio: investire sulla ricerca non è una spesa
Il presidente dopo l’occupazione a Pisa: non si devono disperdere anni di competenze
«Il precariato è una patologia che il legislatore dovrebbe risolvere, un problema pesante a livello nazionale. Sono tante le persone che al Cnr hanno accumulato anni di esperienza e bagagli di conoscenza che non si possono disperdere». Massimo Inguscio, tra i fondatori del Polo scientifico di Sesto Fiorentino, dal febbraio 2016 presidente nazionale del Cnr, commenta così la situazione dei ricercatori a tempo determinato che in questi giorni stanno protestando insieme agli altri precari.
Soltanto a Pisa sono almeno cinquecento i ricercatori, i tecnologi e gli operatori amministrativi precari da anni: dodici giorni fa hanno occupato l’aula 27 degli edifici di via Moruzzi, nell’area Cnr più grande d’Italia. Protestano contro la legge di bilancio in discussione al Senato che «prevede il finanziamento di soli 300 posti di lavoro, a fronte dei 4.500 necessari a livello nazionale per il funzionamento del solo Cnr», hanno spiegato. Venerdì sono scesi (di nuovo) in piazza, e stavolta con loro c’era anche il direttore pisano, Domenico Laforenza. Il Cnr intanto si sta muovendo per sensibilizzare il governo in questa fase delicata, affinché non vadano disperse importanti competenze come quelle maturate nei tanti anni dai ricercatori. «Al Cnr — spiega Inguscio — abbiamo censito i vari profili e abbiamo presentato alla politica i numeri sull’importanza della nostra ricerca e sul problema del precariato. Stiamo lavorando affinché ci aiutino a risolvere questa situazione, siamo impegnati ad ogni livello affinché nella legge di bilancio venga inserito un finanziamento per affrontare il problema. È importante capire che il reclutamento delle persone è l’argomento principe di una politica per la ricerca». Che insomma, investire sulla ricerca (e sui ricercatori) non è una spesa per il Paese ma, appunto, un investimento poiché la ricerca è la molla per produrre progresso e ricchezza economica.
«Le risorse umane sono un patrimonio fondamentale per fare ricerca — aggiunge Inguscio — le spese in reclutamento sono investimenti. Il Cnr riceve poco più di mezzo miliardo l’anno dallo Stato e il 90% viene speso in personale ma, per ogni euro ricevuto, attraiamo 60 centesimi in termini di progetti europei». Dal canto suo, il Cnr ha fatto ripetutamente notare questo aspetto al governo, sottolineando come questa situazione si sia creata perché «per anni non c’è stata una politica sistematica di reclutamento». Potrebbe essere proprio questa, dunque, l’occasione per ripensare questa politica.
A Pisa — dove l’area del Cnr è una delle più importanti e organizzate in Italia — intanto, i precari hanno annunciato che l’occupazione andrà avanti a oltranza. «Comprendo fortemente lo stato d’animo di questi colleghi — afferma il presidente — perché il lavoro stabile è fondamentale per la dignità dell’uomo. Il Cnr nell’ultimo piano triennale ha deliberato che intende usare gli strumenti offerti dalla legge Madia per risolvere il problema del lavoro precario, ma non è in grado di farlo se non vengono stanziati dei fondi. Il legislatore dovrebbe pensare a regolamentare le procedure di reclutamento che permettano ai ricercatori di far carriera: dopo il dottorato, in attesa di poter concorrere ad un posto fisso, non c’è una regola programmata, così il mondo del precariato è molto vario. Auspico che l’Italia si dedichi ad una politica sistematica così da evitare questa anomalia».
Analisi Il lavoro stabile è fondamentale per la dignità dell’uomo; e la ricerca è la molla per produrre progresso e ricchezza economica
Il futuro Il legislatore dovrebbe regolamentare le procedure di reclutamento delle risorse umane che permettano loro di fare carriera