L’energia «verde» cambia colore agli investimenti
Cambia la sensibilità, la finanza si adegua: investire «verde» conviene. E la Toscana corre
Il futuro dell’ambiente dipende anche dalle scelte dei singoli. In molti lo hanno capito, pretendono sempre maggiore trasparenza quando si trovano a decidere come investire i propri risparmi e quindi la finanza si attrezza, come dimostra l’aumento esponenziale dei prodotti finanziari «verdi».
Green bond, estensione dei criteri Esg (sociali, ambientali e di governance) nella gestione dei fondi d’investimento, attività di venture capital in favore di startup e imprese innovative a basso impatto ambientale, incentivi per la riconversione industriale, dismissione dei pacchetti azionari delle aziende più controverse da parte dei fondi pensione. È un mercato in perenne crescita che risponde a una nuova presa di coscienza collettiva. Le persone vogliono investire con responsabilità, imprese e finanza si adeguano. E non è più un fenomeno di nicchia: i collocamenti di obbligazioni verdi nel mondo sono più che decuplicati in appena 5 anni e negli Stati Uniti il valore dei portafogli gestiti da fondi fossil free è cresciuto del 700 per cento tra il 2014 e il 2016.
A fare il punto sulla situazione è stata la quattordicesima edizione del Forum internazionale per la salvaguardia della natura, dedicato a «Economia e finanza nell’era nocarbon» che l’associazione Greenaccord Onlus ha organizzato la scorsa settimana tra Firenze e Larderello. Tra gli ospiti Ivan Faiella, senior economist di Banca d’Italia, che ha sottolineato la tendenza dei mercati: «Le nostre simulazioni hanno evidenziato come, fin dal 2011, effettuare un investimento in un portafoglio titoli composto da aziende low carbon avrebbe garantito un rendimento del 12 per cento in più di rispetto a un portafoglio composto da aziende ad alta intensità di carbone». Un mercato in forte espansione anche in Toscana, una regione che, secondo gli esperti del Forum, parte avvantaggiata grazie alla geotermia.
Decisivo il ruolo di Enel Green Power, che conta 34 impianti geotermici (per un totale di 37 gruppi di produzione) dislocati tra le province di Pisa, Siena e Grosseto, capaci di garantire il 46 per cento dell’energia senza emissioni di Co2 prodotta dalla divisione verde di Enel. L’utilizzo delle fonti rinnovabili oltre a rappresentare un passaggio non più differibile per le politiche green è infatti anche un business importante per le aziende. A presentare alcuni dati è Massimo Montemaggi, responsabile Geotermia di Enel Green Power. «La nostra è una visione open power perché siamo convinti che l’utilizzo dell’energia debba essere sempre più finalizzato al contrasto e alla risoluzione dell’impatto dei cambiamenti climatici». Per questo motivo, spiega il dirigente di Enel, «le centrali aggiuntive che andiamo sviluppando sono destinate per oltre il 90 per cento alle energie rinnovabili». Enel sta investendo circa 4 miliardi di euro in impianti rinnovabili, «si tratta di un business importante, come dimostra la geotermia che ci vede in prima fila in tutto il mondo. Soltanto in Toscana l’utilizzo di queste fonti copre il 31% dei consumi elettrici dell’intera Regione», dice ancora Montemaggi, secondo il quale la distribuzione del calore per usi civili in alcuni comuni italiani può portare ad un risparmio di circa la metà dei costi in bolletta per i cittadini. Forte anche l’impatto occupazionale delle energie verdi, soprattutto in territori generalmente privi di grandi insediamenti manifatturieri, come Pomarance, capitale mondiale della geotermia. «Enel Green Power impiega 800 dipendenti per la geotermia toscana, sono numeri importanti per la sostenibilità e lo sviluppo socio economico del territorio», dice Loris Martignoni, sindaco di Pomarance, dove ben sette dei nove paesi che compongono il piccolo comune sono riscaldati attraverso il vapore della terra. «È una prassi che favorisce una qualità della vita positiva oltre ad un risparmio economico se si pensa che per riscaldare un appartamento di cento metri quadri si spendono circa 600 euro l’anno, un quarto di quanto costa attualmente con le fonti fossili». Industria e finanza si muovono, ma ancora con passo lento. Secondo gli esperti arrivati da tutto il mondo in Toscana, serve un vero e proprio «piano Marshall green», un gigantesco piano di investimenti sulle rinnovabili per imporre il carbon free nel mondo dell’industria e della finanza. Perché la coscienza dei singoli aiuta, ma non basta.
Simulazioni Secondo Banca d’Italia i titoli «low carbon» possono fruttare fino al 12 per cento in più
Sul territorio Grazie agli impianti geotermici, la nostra regione copre il 31% dei consumi elettrici