Corriere Fiorentino

IL CORAGGIO CHE MANCA

- di Alessio Gaggioli

Quando cinque anni fa la Procura di Firenze fece scattare i sigilli ai sei locali della movida di via de’ Benci, su una cosa concordava­no residenti, gestori e l’allora sindaco Matteo Renzi: «È la sconfitta di tutti». Dei residenti perché il sequestro dei locali e la chiusura anticipata degli stessi era un provvedime­nto temporaneo, non una soluzione. Dei gestori che per i magistrati non avevano fatto abbastanza per contenere gli eccessi dentro e soprattutt­o fuori dai locali. Di Palazzo Vecchio che non era riuscito a conciliare i diritti al sonno e alla serenità dei residenti con quelli di chi con la movida ci lavora. Dal maggio 2012 a oggi nulla però è cambiato. I due fronti restano contrappos­ti. I residenti se ne vanno dalle zone del caos, i locali sono aumentati e continuano a fare affari. Palazzo Vecchio emette ordinanze che vanno fatte rispettare e starebbe per annunciare l’ennesimo protocollo coi locali da cui si attendono svolte francament­e sempre più insperate. La fiducia è ormai ai minimi termini. La giornata di ieri rischia di essere un pericoloso spartiacqu­e, specie per il Comune. Per due motivi: 1) Il sindaco ha definitiva­mente messo nel cassetto la Ztl no-stop, rimandando­la a quando la movida non c’è: i mesi estivi o comunque a tramvie finite così che, sostiene Nardella, si possa pianificar­e un servizio pubblico alternativ­o all’auto che garantisca ai locali l’afflusso dei clienti; 2) I residenti hanno capito che nemmeno gli esposti in Procura ormai servono più, se il massimo della pena prevista dal codice Rocco (scritto nel 1930, quando non c’erano pub, discoteche, spaccio e tutto ciò che ne consegue) è un’ammenda che ai gestori non fa né caldo né freddo. Dunque, due motivi e un risultato: chi ci perde a Firenze è ancora il residente. Prigionier­o di un centro sempre meno vivibile al netto di quanto pensino i signori dell’Unesco, che qui non ci vivono... Ora però c’è un fatto di cui Palazzo Vecchio deve prendere atto: l’inchiesta sulla movida che, salvo colpi di scena, si concluderà con una esigua ammenda ai gestori rimanda la palla nel campo della politica, chiamata a gestire, più e meglio di prima, i problemi di convivenza tra chi vive e chi sfrutta la città. Anche perché i residenti stanno valutando altre strade per far valere i propri diritti, come chiedere il risarcimen­to dei danni biologici e patrimonia­li direttamen­te al Comune sulla scorta della sentenza emessa un mese fa dal tribunale civile di Brescia. Vigili, ordinanze e annunci non bastano più. Serve fermezza e soprattutt­o il coraggio di fare scelte che non scontentin­o sempre chi in centro vuol continuare a vivere.

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