Mobike vuole anche Prato Ma l’assessore avverte «No al caos fiorentino»
L’assessore a Mobike: niente sosta libera, solo negli spazi ad hoc. E controlli anti vandali
PRATO «Vogliamo portare il bike sharing anche qui, ma con un modello decisamente diverso da quello che si sta proponendo a Firenze». Stesso servizio, senza disservizi. È la proposta che l’assessore alla mobilità del Comune di Prato, Flippo Alessi, mette sul tavolo della trattativa con Mobike, il colosso cinese delle biciclette in condivisione che nei giorni scorsi ha fatto capolino a Prato per proporre il servizio.
Alessi ha incontrato l’azienda, ma ha anticipato che le sue richieste saranno molto specifiche e condizioneranno la possibilità che la multinazionale sbarchi in città con i suoi mezzi. Per le circa 2 mila bici che il Comune conta di mettere sulle strade ci dovranno essere «stazioni di parcheggio prestabilite» e «dispositivi efficaci di opposizione al vandalismo e al degrado» montati sui mezzi. Ovvero un’evoluzione del servizio che sia in grado di vanificare i disagi che il metodo di condivisione fiorentino sta producendo. «Firenze e Prato sono molto diverse: qui ci sono una composizione sociale ed un target per il servizio differenti. Il bike sharing di Prato si rivolgerebbe soprattutto ai cittadini, poiché questa non è una città che si nutre prevalentemente di turisti e studenti. E poi — spiega Alessi elencando le condizioni che porrà — vorrei evitare quei disguidi che si stanno verificando in molte altre grandi città europee, come un articolo del Guardian di qualche tempo fa segnalava».
Prato non ha la mole di vincoli restrittivi sul patrimonio storico-artistico che costringe Firenze a elaborare piani alternativi rispetto alle stazioni di parcheggio. «Questa è la prima cosa che chiederò a Mobike — ribadisce Alessi — anche perché ogni soluzione va adattata al contesto già a partire dalla fase di prova».
Le bici del colosso orientale, a dire il vero, in città c’erano già arrivate. E proprio nella maniera in cui il Comune pratese non vorrebbe che si sviluppasse l’iniziativa: (tras)portate sul treno da qualche «furbetto» partito dalla stazione di Santa Maria Novella, come già scritto dal Corriere Fiorentino. «Capisco benissimo che sarebbe facile portare in fretta anche qui questo servizio, tuttavia il vero rischio sarebbe quello di ricevere tre giorni di applausi e tantissime proteste in quelli che seguono. Noi — conclude l’assessore — dobbiamo fare l’interesse dei cittadini dando loro un servizio che possa funzionare nel tempo. Stiamo cercando di capire, proprio negli incontri che verranno con l’azienda, se è possibile farlo al di fuori dei disservizi che si creano quando l’uso dei mezzi in condivisione viene distorto. Il rischio di avere un effetto boomerang è elevatissimo».