E Renzi torna in cattedra alla Stanford University «Ora confronto con tutti»
È tornato il giubbotto di pelle, ma stavolta non è il vestito del Rottamatore. Seconda prova da prof per Matteo Renzi, che ieri ha tenuto una lezione sull’immigrazione nella sede fiorentina della Stanford University. Jeans, camicia bianca e «chiodo», il segretario del Pd ha schivato le domande sui risultati delle elezioni regionali in Sicilia e sul confronto televisivo con Di Maio fatto saltare dal candidato premier del Movimento Cinque Stelle. «Evitiamo qualsiasi dichiarazione, facciamo domani (oggi per chi legge, ndr) il confronto, o quello che sarà. Io ora devo andare a lavorare», ha detto Renzi prima di salire in cattedra davanti a 40 studenti americani. «Non vi preoccupate dei giornalisti qui fuori, sono venuti perché in Italia ci sono state delle elezioni...», ha premesso l’ex premier prima di iniziare la lezione chiedendo agli studenti le loro origini (italo-americani, afro-americani, irlandesi-americani...) per dimostrare quanto il tema delle migrazioni tocchi le storie personali e familiari di tanti occidentali. Renzi, che durante il primo incontro alla Stanford a inizio ottobre aveva parlato di Unione Europea, Brexit e Catalogna, ha raccontato i momenti successivi alla notizia del naufragio nel Canale di Sicilia del 18 aprile 2015: 700 morti e solo 28 superstiti. Il segretario del Pd, all’epoca presidente del Consiglio, ha spiegato ai ragazzi e alle ragazze dell’università americana che anche in quel frangente i rapporti con i partner europei, a cominciare dalla Germania, non furono semplici («Bloccare il traffico di essere umani non può essere considerato un problema di serie B per l’Ue, chiediamo di non essere lasciati soli», disse allora Renzi). Appunti in italiano sotto mano, il leader dei Democratici ha parlato sempre inglese, rispondendo anche a diverse domande degli studenti, che gli hanno chiesto della Siria e della Libia. E sulla pronuncia dell’inglese, che in passato gli ha creato più di un problema anche di immagine (vedi il video virale «Shish is the word» sul suo intervento da premier all’iniziativa sul digitale che si tenne a Venezia nel 2014), Renzi ha trovato da qualche tempo un «allenatore»: Alexander Marchi, membro del suo staff e capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Scandicci, che anche ieri — così come per la prima lezione — lo ha accompagnato alla Stanford. Con Marchi, scozzese d’origine, l’ex premier cerca di parlare sempre in inglese, perfino quando parlano di politica italiana e di Pd. E chissà se lo hanno fatto anche ieri sera, quando l’Adnkronos ha battuto il lancio dal titolo «Pd: Renzi pronto a primarie di coalizione, voltiamo pagina». Il leader Pd sarebbe pronto a mettersi alle spalle anche la scissione, da cui è nata Mdp, e «si preparerebbe già dalle prossime ore e dalla Direzione del 13 novembre ad aprire un confronto con tutti, senza esclusioni a priori, e a dare la disponibilità a correre da segretario del Pd a primarie di coalizione, se verranno chieste». Turn the page, after Sicily?
L’allenamento sulla pronuncia L’ex premier ha parlato in inglese di immigrazione Insieme a lui il capogruppo Pd a Scandicci, scozzese d’origine