Corriere Fiorentino

CASA LEOPOLDO IL VISIONARIO DELL’ARTE

Ci sono la «Venere Celeste» (il suo pezzo preferito), gli autoritrat­ti e gli oggetti esotici A Palazzo Pitti si è inaugurata l’esposizion­e dedicata al cardinale dei Medici Schmidt: «È stato il principe dei collezioni­sti e raccolse tutto nella sua abitazio

- Edoardo Semmola

«Vorace», «visionario» e «con le palle». Tre definizion­i per Leopoldo de’ Medici a firma Eike Schmidt. Il direttore degli Uffizi ha inaugurato a Palazzo Pitti la mostra dedicata al «principe dei collezioni­sti», cadetto di casa Medici, figlio del granduca Cosimo II e dell’arciduches­sa Maria Maddalena d’Austria, cardinale per dovere politico più che per reale vocazione, nel giorno del suo quattrocen­tesimo compleanno. «Uno dei più voraci collezioni­sti non solo nella storia di Firenze ma d’Europa, era dominato da una passione totale per l’arte — spiega Schmidt — Lo guidava negli acquisti la sua genialità e si deve a lui, ad esempio, il primo nucleo della raccolta degli autoritrat­ti, ancor oggi unica al mondo per genere e ampiezza».

Negli anni Leopoldo ha creato «all’ultimo piano di questo palazzo, nelle sale che ora chiamiamo ambienti della Duchessa d’Aosta, la Galleria d’Arte Moderna — aggiunge Maria Sframeli, co-curatrice insieme a Valentina Conticelli e Riccardo Gennaioli — un museo all’interno della reggia in cui abitava». La parola che meglio definisce questa esposizion­e, Leopoldo de’ Medici principe dei collezioni­sti, visitabile da oggi al 28 gennaio nell’ex Museo degli Argenti ora Tesoro dei granduchi, è «varia». Perché la passione per l’arte del cardinale non aveva confini: dai dipinti — Pontormo, Bronzino — alle sculture in avorio, alle «anticaglie» come le chiamava lui con una sala ricca di bronzi romani, statuette egizie, addirittur­a un piccolo soldato risalente all’età del ferro (tra IX e VIII secolo a.C.) rinvenuto in Sardegna, e la sua preferita, la Venere Celeste della prima metà del II secolo. Nella sala dedicata alle scienze e agli oggetti esotici troviamo strumenti di calcolo astronomic­o, arnesi militari, orologi sia solari che a polvere, astrolabi (uno, rarissimo, datato del XIII secolo), ampolle, termometri, e la lente di Galileo. Accanto ad armi indonesian­e, oggetti laccati giapponesi, giade cinesi, una maschera verde in travertini­te provenient­e da Teotihuaca­n in Messico, e il Nuovo Mondo era stato scoper-

to da poco. E, di epoca romana, un «fallo con zampe leonine» alto un metro e mezzo, sicurament­e il pezzo più singolare della collezione, che dà l’idea della spregiudic­atezza e dell’anticonfor­mismo del cardinale definito appunto «collezioni­sta con gli attributi» dal direttore degli Uffizi proprio in questo senso.

La parte esotica di questa mostra si lega a un’altra esposizion­e presente in queste settimane agli Uffizi, quella su Il Rinascimen­to Giapponese mentre nella collezione permanente delle gallerie «sono segnalate con uno specifico logo tutte quelle opere appartenut­e a Leopoldo» aggiunge Schmidt per sottolinea­re come «tutto si tiene insieme».

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Da sapere A destra il direttore degli Uffizi Eike Schmidt illustra alcuni oggetti esposti in una vetrinetta all’interno del percorso della mostra «Leopoldo de’ Medici, il principe dei collezioni­sti», vistabile da oggi fino al 28 gennaio nell’ex Museo...
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 ??  ?? Gallery Dall’alto: una statuetta del Cardinale Leopoldo, la sala dove è esposta la «Venere Celeste », un ritratto di Leopoldo da bambino
Gallery Dall’alto: una statuetta del Cardinale Leopoldo, la sala dove è esposta la «Venere Celeste », un ritratto di Leopoldo da bambino

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