IL MERCATO DELLA RENDITA
Parlare di Far West per quanto avvenuto nel mercato di San Lorenzo è forse eccessivo, se non altro perché mancava uno sceriffo pronto a ripristinare l’ordine con metodi spicci. Ma senza dubbio lo scontro fra pakistani e bengalesi, affrontatisi a viso scoperto fra via Sant’Antonino e via dell’Ariento, non proietta una bella luce su Firenze. Al di là dello sdegno e della rabbia, quanto avvenuto a pochi passi dalla Prefettura induce tuttavia a riflettere sulle origini del degrado di quello che sino a pochi decenni orsono costituiva un po’ il ventre, un po’ il cuore di Firenze. È un degrado che ha radici antiche. C’è stato un tempo in cui le bancarelle di San Lorenzo vendevano prodotti tipici dell’artigianato fiorentino, dalla carta da lettere alla passamaneria. Nel dopoguerra le licenze cominciarono ad allargarsi, per la doverosa esigenza di fornire un’onesta fonte di sostentamento ai nostri connazionali che il governo greco aveva cacciato senza permettere loro di portarsi dietro nulla, nemmeno gli animali da compagnia. Ma fino agli anni ‘70 il mercato rimase vivo e vitale, sia pure con l’allargamento a nuove categorie merceologiche. Ad alterarne il volto fu l’esplosione del turismo di massa. Concessioni che sarebbero dovute servire al mantenimento di una famiglia divennero miniere d’oro e come tali cominciarono ad essere rivendute o subaffittate come proprietà private. E i nuovi acquirenti o subaffittuari furono sempre di più stranieri. Oggi sopra e dietro i banchi c’è ben poco di fiorentino. In compenso molti nostri concittadini titolari non di una ma di numerose licenze lucrano una cospicua rendita su un bene collettivo. Il lassismo della sinistra in materia di politiche migratorie ha le sue colpe. Ma anche la strenua opposizione del centrodestra ai tentativi della giunta di regolamentare la collocazione della bancarelle e il meccanismo delle licenze non ha contribuito a migliorare la situazione. È legittimo esprimere riserve sull’attribuzione della cittadinanza a chi si contende il suolo a sprangate. Non lo è difendere la rendita parassitaria di chi utilizza gli immigrati come lavoratori sottopagati nei banchi.
Nel frattempo, il primo problema è quello dell’ordine pubblico. La rissa di martedì è stata, pare, un regolamento di conti per futili motivi. Due fazioni contrapposte, quasi come gang che si contendono un territorio. E quando ci si contende il controllo del territorio, vuol dire che il territorio è fuori controllo.