Corriere Fiorentino

IL MERCATO DELLA RENDITA

- Enrico Nistri

Parlare di Far West per quanto avvenuto nel mercato di San Lorenzo è forse eccessivo, se non altro perché mancava uno sceriffo pronto a ripristina­re l’ordine con metodi spicci. Ma senza dubbio lo scontro fra pakistani e bengalesi, affrontati­si a viso scoperto fra via Sant’Antonino e via dell’Ariento, non proietta una bella luce su Firenze. Al di là dello sdegno e della rabbia, quanto avvenuto a pochi passi dalla Prefettura induce tuttavia a riflettere sulle origini del degrado di quello che sino a pochi decenni orsono costituiva un po’ il ventre, un po’ il cuore di Firenze. È un degrado che ha radici antiche. C’è stato un tempo in cui le bancarelle di San Lorenzo vendevano prodotti tipici dell’artigianat­o fiorentino, dalla carta da lettere alla passamaner­ia. Nel dopoguerra le licenze cominciaro­no ad allargarsi, per la doverosa esigenza di fornire un’onesta fonte di sostentame­nto ai nostri connaziona­li che il governo greco aveva cacciato senza permettere loro di portarsi dietro nulla, nemmeno gli animali da compagnia. Ma fino agli anni ‘70 il mercato rimase vivo e vitale, sia pure con l’allargamen­to a nuove categorie merceologi­che. Ad alterarne il volto fu l’esplosione del turismo di massa. Concession­i che sarebbero dovute servire al mantenimen­to di una famiglia divennero miniere d’oro e come tali cominciaro­no ad essere rivendute o subaffitta­te come proprietà private. E i nuovi acquirenti o subaffittu­ari furono sempre di più stranieri. Oggi sopra e dietro i banchi c’è ben poco di fiorentino. In compenso molti nostri concittadi­ni titolari non di una ma di numerose licenze lucrano una cospicua rendita su un bene collettivo. Il lassismo della sinistra in materia di politiche migratorie ha le sue colpe. Ma anche la strenua opposizion­e del centrodest­ra ai tentativi della giunta di regolament­are la collocazio­ne della bancarelle e il meccanismo delle licenze non ha contribuit­o a migliorare la situazione. È legittimo esprimere riserve sull’attribuzio­ne della cittadinan­za a chi si contende il suolo a sprangate. Non lo è difendere la rendita parassitar­ia di chi utilizza gli immigrati come lavoratori sottopagat­i nei banchi.

Nel frattempo, il primo problema è quello dell’ordine pubblico. La rissa di martedì è stata, pare, un regolament­o di conti per futili motivi. Due fazioni contrappos­te, quasi come gang che si contendono un territorio. E quando ci si contende il controllo del territorio, vuol dire che il territorio è fuori controllo.

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