«Dentro lo abbiamo fatto bello, fuori è abbandono»
Il patron del mercato coperto Montano: è un vulnus, le istituzioni cittadine se ne devono occupare
«Sono delinquenti, non ci sono altri termini per definire quelle persone che l’altra sera si sono prese a sprangate in mezzo alla folla. E come tali dovrebbero essere sbattuti in galera». Umberto Montano è esasperato da ciò che, quasi tutti i giorni, accade tra via dell’Ariento, via Sant’Antonino e via del Canto dei Nelli, tra venditori abusivi, borseggi e degrado. Parla di un quartiere, quello di San Lorenzo, «abbandonato dalle forze dell’ordine, e in cui non si fa neanche un minimo di prevenzione».
Montano è presidente e fondatore del Mercato Centrale, su cui da due anni sta investendo tempo e denaro. E i risultati ora gli danno ragione: nel 2016 è riuscito a portarci dentro tre milioni di visitatori e conta di arrivare a 3,4 milioni entro la fine del 2017. Con quel mercato che tutti definiscono «un presidio del gusto e della buona cucina» ha fatto sì che venti artigiani della gastronomia scegliessero San Lorenzo per mettere su la loro bottega dando lavoro a più di quattrocento persone. «Quella rissa scoppiata tra i bancarellai, davanti al Mercato Centrale, è soprattutto un problema di civiltà, anzi, di assenza di civiltà. Un problema su cui anche l’amministrazione comunale può fare poco perché questa gente va educata — continua Montano — Il Mercato era brutto ed è diventato bello perché qualcuno se ne è occupato. Lo stesso bisognerebbe fare con l’esterno...».
Quanto accaduto tra via dell’Ariento e via Sant’Antonino probabilmente, ragiona il presidente, poteva essere evitato se in San Lorenzo ci fossero stati un adeguato controllo «e un servizio di sicurezza, se consideriamo anche l’alta densità del quartiere». Ma è indubbio che tra l’interno e l’esterno del Mercato Centrale ci sia una differenza abissale, differenza che i visitatori riscontrano quasi ogni giorno. Un cruccio per Umberto Montano che, invece, farebbe tranquillamente a meno di ascoltare le lamentele.
«Ci sono momenti in cui la differenza non si nota perché tra i banchi all’esterno ci sono ordine, attenzione e dignità. La differenza sa quando si nota? Quando l’angolo della pasticceria Sieni (lì dove è accaduta la mega rissa, ndr) viene preso d’assalto da un manipolo di personaggi che cerca di venderti di tutto, che prova a rubarti il portafoglio, che ti istiga e che cerca lo scontro. Si tratta di delinquenti che occupano fisicamente un’area. Ecco, credo che le istituzioni cittadine debbano occuparsi di questo vulnus perché ora ci sentiamo abbandonati e abbiamo paura».
Ostaggi «Siamo presi d’assalto da un manipolo di delinquenti che istiga e cerca lo scontro»