IL CASO CARINI, GLI ERRORI E I (GRAVI) RISCHI
Caro direttore, in relazione all’articolo: «Careggi, bufera sul superchirurgo...» pubblicato sul Corriere Fiorentino di mercoledì 8 novembre gradirei fare alcune considerazioni, basate sull’esperienza che ho maturato nei sedici anni nei quali sono stato Preside della Facoltà medica fiorentina. Nel ribadire la piena fiducia sulle capacità professionali , sulla correttezza e sull’impegno accademico di tutti i colleghi urologi che prestano servizio presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi, voglio sottolineare che, ai responsabili delle Sod complesse, cioè ai primari, spetta il compito di coordinare l’equipe sanitaria al fine del regolare svolgimento dell’attività di competenza, della continuità e dell’appropriatezza dell’assistenza sanitaria assicurando il rispetto dei previsti obiettivi qualitativi e quantitativi. A prescindere dalla considerazione che la mancata presenza fisica del professor Marco Carini possa essere legata, nei pochi casi segnalati, a disguidi nei complessi meccanismi informatici che regolano le attività sanitarie dell’Azienda ospedaliero universitaria, il fatto che il primario abbia firmato i registri operatori pur non essendo fisicamente presente, non ne inficia assolutamente la «mission» che è quella di assicurare la correttezza delle prestazioni erogate dal sua reparto. Inoltre, tenendo conto che la presenza o meno di un chirurgo in sala operatoria non comporta per lui alcuna variazione di carattere economico e che, in caso di interventi eseguiti nell’ambito del Servizio Sanitario, non è prevista per il paziente la possibilità di scelta del chirurgo, le argomentazioni presentate nell’interrogazione al Consiglio Regionale non appaiono degne di particolare rilievo. Purtroppo, e questa è una mia considerazione personale, quando si parla di Sanità, solo il vago sentore di presunte scorrettezze è in grado di scatenare una «bufera» mediatica accusatoria, trascurando quasi sempre la «buona sanità» e alcune sacrosante battaglie che questa intraprende (per esempio l’opposizione alle campagne no-vax).
*professore emerito dell’Università di Firenze
Caro professor Orlandini, le sue considerazioni sono in parte condivisibili, ma la bufera sul professor Marco Carini è purtroppo oggettiva. Prima di tutto perché del caso se ne è dibattuto in Consiglio regionale e poi perché un errore forse — seppur formale — c’è stato: in una ventina di occasioni (su un totale di circa 1.500 interventi eseguiti in due anni) il professor Carini risultava sui registri di sala operatoria nei giorni in cui in realtà non era in ospedale. Questa è la cronaca, priva, per quanto ci riguarda, di alcuna malizia, proprio perché nessuno può mettere in discussione il valore di Carini come chirurgo e come maestro di tanti, tantissimi professionisti. Una eccellenza a Careggi che ci invidia tutta Italia e che attira da tutta Italia decine e decine di pazienti (è specializzato nel tumore più diffuso tra gli uomini, quello della prostata). Un chirurgo di tale qualità non può certo gestire in prima persona tutto, ma neppure inciampare nelle purtroppo tante incombenze burocratiche. Il rischio è che ne sia scalfito il valore più grande: la fiducia personale dei pazienti nei confronti di un medico che è sempre stato garanzia di credibilità e autorevolezza. Per questo il caso va chiuso in fretta. Nel migliore dei modi e con il massimo senso di responsabilità da parte di tutti. (a.gag.)