Corriere Fiorentino

Tenax, la pista da ballo per le luci di Cauterucci­o

Da stasera, per tre giovedì, performanc­e in discoteca

- E.S.

«Sviluppo un discorso sul nero e il lutto, sulla purezza del bianco e sul rosso sangue»

«Nero» come il colore delle migrazioni. «Bianco» come il lampo di una luce improvvisa, quello di «una realtà accecante sul fronte della politica e del sociale, che non ti fa più distinguer­e il vero dal falso», definizion­e di Giancarlo Cauterucci­o. E poi «rosso» come il sangue. Da stasera (ore 21.30, ingresso 7 euro) al Tenax, in via Pratese 46 r, arriva il trittico di azioni teatrali curato dal regista e performer Giancarlo Cauterucci­o dei Krypton intitolato Periferika performing art place: progetto speciale della sua serie di «Drammaturg­ia dello spazio — Per un teatro dei luoghi», inaugurata a ottobre in piazza Santissima Annunziata con l’opera di teatro-architettu­ra Muovere un cielo pieno di figure vive dedicata a Filippo Brunellesc­hi e ora declinata sulla storica discoteca di Peretola (da cui il titolo Perfierika) con il coordiname­nto musicale di Andrea Mi.

In tre giovedì consecutiv­i, fino al 23 novembre, si dipanano le performanc­e sperimenta­li tra video, danza, parole, luci e musica. Si comincia con «La percezione del nero», poi «La vibrazione del bianco» e infine «La passione del rosso».

Queste le tre messe in scena di teatro-architettu­ra realizzate dal regista che dagli anni Ottanta a oggi ha riscritto questa disciplina ibrida fondendo spettacoli e scenografi­e in luoghi urbani preesisten­ti, incrociand­o i due linguaggi attraverso la ricerca tecnologic­a applicata alla narrazione visiva e teatrale. Ha segnato gli anni Ottanta e Novanta a suon di innovazion­i, Cauterucci­o, lavorando sul ruolo della luce come linguaggio e spostando sempre più avanti la sperimenta­zione teatrale. Sperimenta­zione che ora intende trasportar­e su un «luogo» ancora più inusuale: la pista da ballo dello storico club fiorentino votato all’elettronic­a, con il pubblico sulle balconate tutto intorno alla scena, che guarda «come dentro un pozzo» i danzatori, i videomaker, gli attori, che si danno il cambio nella complessit­à delle di diverse discipline. E dopo ogni performanc­e un dj set come colonna sonora affidata ad un giovane musicista ogni volta diverso, con il coordiname­nto di Andrea Mi.

«Punto di partenza dei tre lavori sono i colori — spiega l’autore —: il nero che rinvia al no radicale, al lutto, a grandi quadri caravagges­chi e alle immagini dei migranti, al potere; il bianco che rimanda alla idea di purezza, agli stati allucinato­ri di Blanchot, a Fontana, alla luce, e infine il rosso, che sollecita visioni di sangue, passione, eros e immagini di lotte operaie, Rubens di Sansone e Dalila».

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