Corriere Fiorentino

«Licenze in mano a pochi Tanti errori, anche nostri»

Cursano (Confcommer­cio) ammette: «C’è stato un mercimonio di licenze»

- di Giulio Gori

Reclama forze dell’ordine per controllar­e le strade del quartiere, chiede idee alla politica su come i mercati dovranno essere, ma per Aldo Cursano, il presidente toscano di Fipe Confcommer­cio, i problemi di San Lorenzo nascono anche da fenomeni di cui gli stessi ambulanti sono responsabi­li, come il «mercimonio delle licenze», la «speculazio­ne», la «rendita». Parole che colpiscono perché pronunciat­e da un rappresent­ante dei commercian­ti. Che conosce bene San Lorenzo. E che mercoledì, dal suo Caffè Le Rose, ha assistito alla resa dei conti a colpi di spranga tra pakistani e bengalesi, aiutando turisti e passanti a trovare rifugio dietro la saracinesc­a.

Cursano, cosa succede in San Lorenzo?

«Questo rione è un grande centro commercial­e, è a un passo dalla stazione, è un polo d’attrazione turistica con le Cappelle Medicee, ci sono i banchi dietro cui ci si può nascondere, è circondato da cantieri: è come un grande recinto in cui chi vuole delinquere ha via libera visto che non ci sono controlli: così ci sono gli spacciator­i maghrebini con i coltelli, ci sono gli abusivi senegalesi, ci sono i ricettator­i italiani. E poi tutti felici e contenti si ritrovano nelle sale scommesse a spendere quel che hanno guadagnato».

La resa dei conti di martedì sera nasce però tra gli ambulanti, ormai per gran parte stranieri.

«Il problema di fondo è che il mondo degli ambulanti è diventato marginale e precario, a causa delle scelte politiche locali e della Bolkestein. Una volta il fiorentino comprava la licenza di un banco per il figlio perché così gli assicurava un futuro. Oggi non c’è più questa prospettiv­a».

Ma non sono stranieri anche i dipendenti dei banchi «italiani»?

«In questa precarietà, le condizioni di lavoro peggiorano, diventano quasi insostenib­ili, e spesso solo i disperati e gli stranieri accettano di sottostare a questo meccanismo».

Ammetterà che agli italiani fa comodo sfruttarli?

«Assolutame­nte sì. Negli ultimi anni si è assistito a un mercimonio delle licenze che ha fatto comodo anche a molti ambulanti. Si è creata una speculazio­ne, con le licenze concentrat­e nelle mani di pochi. Ma c’è una doppia causa alla base di questo meccanismo degenere: da un lato la mancanza di un governo, dall’altro la rendita privata».

Anche sul piano dei prodotti, San Lorenzo è caduto molto in basso.

«Non c’è dubbio: una volta c’erano i cappelli, i ricami, l’artigianat­o, oggi le magliette di Cristiano Ronaldo. Da un lato, gli ambulanti si adeguano al mercato, dall’altro è mancato un governo della politica come invece avviene in altre città d’Europa dove si dà forte identifica­zione ai mercati. Non è una critica a Nardella, ma a decenni di amministra­zioni in cui ogni spazio libero in un mercato veniva usato per dare dieci nuove licenze, riempire i buchi e guadagnare dieci voti». Come se ne esce? «Renzi un’idea l’aveva data: ridurre la dimensione dei banchi, renderli più belli, darne un’identifica­zione, trovare nuovi spazi. Parlò di usare l’ex caserma dei carabinier­i alla stazione. Però non si è fatto nulla. Oggi, non solo i banchi, ma in San Lorenzo anche i negozi sono in difficoltà: in via Sant’Antonino fino a pochi anni fa c’erano 80 esercizi storici, ora siamo rimasti in dieci. Se non si allontana la criminalit­à, prima o poi ci arrendiamo tutti. E intanto aprono kebabbari, minimarket, 99 cent…».

San Lorenzo è così diverso dal resto del centro?

«San Lorenzo è il quartiere dove le istituzion­i sembrano consentire tutto quel che giustament­e è vietato in altre zone del centro. Per questo, per prima cosa, servono i controlli delle forze dell’ordine. E non per due ore al giorno. La politica invece deve avere un progetto per ridare dignità al mercato. E subito. Altrimenti Nardella tra un po’ si troverà a venire qua e dover parlare in cinese o in bengalese, perché di italiano non ci sarà rimasto più nulla».

Troppa concentraz­ione nelle mani di pochi e troppa precarietà: così gli italiani fuggono

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Aldo Cursano, presidente toscano di Fipe Confcommer­cio e storico commercian­te del rione di San Lorenzo

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