«Licenze in mano a pochi Tanti errori, anche nostri»
Cursano (Confcommercio) ammette: «C’è stato un mercimonio di licenze»
Reclama forze dell’ordine per controllare le strade del quartiere, chiede idee alla politica su come i mercati dovranno essere, ma per Aldo Cursano, il presidente toscano di Fipe Confcommercio, i problemi di San Lorenzo nascono anche da fenomeni di cui gli stessi ambulanti sono responsabili, come il «mercimonio delle licenze», la «speculazione», la «rendita». Parole che colpiscono perché pronunciate da un rappresentante dei commercianti. Che conosce bene San Lorenzo. E che mercoledì, dal suo Caffè Le Rose, ha assistito alla resa dei conti a colpi di spranga tra pakistani e bengalesi, aiutando turisti e passanti a trovare rifugio dietro la saracinesca.
Cursano, cosa succede in San Lorenzo?
«Questo rione è un grande centro commerciale, è a un passo dalla stazione, è un polo d’attrazione turistica con le Cappelle Medicee, ci sono i banchi dietro cui ci si può nascondere, è circondato da cantieri: è come un grande recinto in cui chi vuole delinquere ha via libera visto che non ci sono controlli: così ci sono gli spacciatori maghrebini con i coltelli, ci sono gli abusivi senegalesi, ci sono i ricettatori italiani. E poi tutti felici e contenti si ritrovano nelle sale scommesse a spendere quel che hanno guadagnato».
La resa dei conti di martedì sera nasce però tra gli ambulanti, ormai per gran parte stranieri.
«Il problema di fondo è che il mondo degli ambulanti è diventato marginale e precario, a causa delle scelte politiche locali e della Bolkestein. Una volta il fiorentino comprava la licenza di un banco per il figlio perché così gli assicurava un futuro. Oggi non c’è più questa prospettiva».
Ma non sono stranieri anche i dipendenti dei banchi «italiani»?
«In questa precarietà, le condizioni di lavoro peggiorano, diventano quasi insostenibili, e spesso solo i disperati e gli stranieri accettano di sottostare a questo meccanismo».
Ammetterà che agli italiani fa comodo sfruttarli?
«Assolutamente sì. Negli ultimi anni si è assistito a un mercimonio delle licenze che ha fatto comodo anche a molti ambulanti. Si è creata una speculazione, con le licenze concentrate nelle mani di pochi. Ma c’è una doppia causa alla base di questo meccanismo degenere: da un lato la mancanza di un governo, dall’altro la rendita privata».
Anche sul piano dei prodotti, San Lorenzo è caduto molto in basso.
«Non c’è dubbio: una volta c’erano i cappelli, i ricami, l’artigianato, oggi le magliette di Cristiano Ronaldo. Da un lato, gli ambulanti si adeguano al mercato, dall’altro è mancato un governo della politica come invece avviene in altre città d’Europa dove si dà forte identificazione ai mercati. Non è una critica a Nardella, ma a decenni di amministrazioni in cui ogni spazio libero in un mercato veniva usato per dare dieci nuove licenze, riempire i buchi e guadagnare dieci voti». Come se ne esce? «Renzi un’idea l’aveva data: ridurre la dimensione dei banchi, renderli più belli, darne un’identificazione, trovare nuovi spazi. Parlò di usare l’ex caserma dei carabinieri alla stazione. Però non si è fatto nulla. Oggi, non solo i banchi, ma in San Lorenzo anche i negozi sono in difficoltà: in via Sant’Antonino fino a pochi anni fa c’erano 80 esercizi storici, ora siamo rimasti in dieci. Se non si allontana la criminalità, prima o poi ci arrendiamo tutti. E intanto aprono kebabbari, minimarket, 99 cent…».
San Lorenzo è così diverso dal resto del centro?
«San Lorenzo è il quartiere dove le istituzioni sembrano consentire tutto quel che giustamente è vietato in altre zone del centro. Per questo, per prima cosa, servono i controlli delle forze dell’ordine. E non per due ore al giorno. La politica invece deve avere un progetto per ridare dignità al mercato. E subito. Altrimenti Nardella tra un po’ si troverà a venire qua e dover parlare in cinese o in bengalese, perché di italiano non ci sarà rimasto più nulla».
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