La difesa di Macchiarini al processo per truffa: «I pazienti non furono cavie»
«Macchiarini non usò i malati come cavie». E per dimostrarlo il suo difensore, l’avvocato Francesco Bevacqua, ha ricostruito in aula le storie dei pazienti facendo anche ascoltare due intercettazioni in cui l’ex dirigente di Careggi Valtere Giovannini e una caposala lodano l’attività del chirurgo viareggino. E, alla fine, ha chiesto alla corte d’appello di confermare l’assoluzione come aveva già fatto il gip Fabio Frangini in primo grado. L’accusa è quella di aver ingannato i pazienti per indurli a farsi operare a pagamento in strutture private, evitando i lunghi tempi di attesa. Per questo avrebbe manipolato, con alcuni collaboratori, i calendari degli interventi per avvantaggiare i propri malati. Ieri è stata la giornata delle difese al processo d’appello arrivato ormai alle ultime battute. Il prossimo 22 novembre il presidente Alessandro Nencini e i giudici a latere Maria Cannizzaro e Paola Palasciano entreranno in camera di consiglio e decideranno se condannare a 9 anni, come chiesto dalla pg Luciana Singlitico il chirurgo toracico che lavorò a Careggi dal 2009 al 2012. Con lui a processo anche altri cinque sanitari e i due ex dirigenti di Careggi Valerio Del Ministro e Valtere Giovannini (oggi direttore generale de Le Scotte di Siena) accusati a vario titolo di abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Gli ultimi due avrebbero lasciato mano libera a Macchiarini nella definizione dei calendari degli interventi. «Giovannini — ha detto il difensore Gaetano Viciconte — non avrebbe potuto attivare alcun procedimento disciplinare nei confronti di Macchiarini perché il chirurgo non era un dipendente ma aveva siglato con Careggi un contratto d’opera e quindi non c’erano le condizioni».