Delfini e squali, la nuova vita del nostro mare
Nell’arcipelago ritorni e specie mai viste
Tornano i «delfini comuni». Abbondano Stenelle e Tursiopi, ma soprattutto nel mare toscano spunta lo squalo mako. È la fotografia tracciata dal Centro Ricerca Cetacei dopo un’estate in mare. E se la presenza di delfini e di tartarughe è una buona notizia, preoccupa l’assenza di balene.
Qualcosa è cambiato, anche se noi con i piedi all’asciutto non possiamo vederlo. Le nuove generazioni di delfini e tartarughe stanno ripopolando i propri branchi, mentre inquilini storici dei nostri mari, come le balenottere, sono diminuite se non del tutto sparite. In compenso, ne sono arrivati di nuovi: c’è il ritorno del delfino comune, presenza rara nel nord del Mediterraneo, e l’arrivo imprevisto di specie di squali più facili da trovare nelle acque tropicali. Come il mako.
Sta cambiando qualcosa nella fauna marina del mar Tirreno, così come rivelano i primi risultati della campagna estiva 2017 del Centro Ricerca Cetacei, a cui certo non mancherà il lavoro di approfondimento viste queste novità. «È stata una stagione ricca di nuove informazioni e stimoli per continuare il nostro lavoro da naviganti», dicono con un certo entusiasmo dal Centro Ricerca.La compagine di ricercatori che ha base a Portoferraio sono ormai quattordici anni che batte i mari tra l’isola d’Elba, il Giglio fino alla Sardegna, ricoprendo l’intero specchio del Santuario dei Cetacei. E se le estati precedenti hanno portato una serie di conferme, quella scorsa ha rotto gli schemi ridisegnando la popolazione sottomarina dell’Arcipelago toscano.
Un posto d’onore tra le novità la occupano sicuramente gli squali, mai avvistati così tante volte come nel 2017. I primi sono arrivati all’inizio di giugno, prima nel Cecinese e poi a Baratti, ma è stato a metà dello stesso mese che si è visto qualcosa senza precedenti: due verdesche a soli tre metri dalla riva, nuotare tranquille tra gli scogli affollati dai bagnanti. A fine estate saranno una decina gli avvistamenti di verdesche, concentrate soprattutto lungo le coste livornesi: abbastanza da far ipotizzare agli esperti dell’Arpat che questi esemplari abbiano scelto i fondali della Meloria per farne una nursery. Ma se la verdesca è una specie del Mediterraneo, la vera novità è rappresentata dal mako, pescato al largo della Meloria di nuovo a giugno: esemplare tipico delle acque con temperature elevate, ma che potrebbe essersi adatto ai nostri litorali vista anche l’abbondanza di cibo. Questa l’impressione dei vari biologi marini che rincuorano naviganti e bagnanti: questi squali non sono pericolosi per gli uomini.
Altre novità arrivano poi dal mondo dei cetacei. In tutto, sono stati 370 gli avvistamenti da parte del Centro durante mesi estivi, con diverse sorprese, sia in positivo che in negativo. Le balenottere, ad esempio, sono state avvistate sempre meno dai ricercatori, ormai convinti che abbiano preso il largo verso altre acque. «Quella 2017 si è dimostrata una stagione particolarmente negativa per gli avvistamenti di questi esemplari — continuano dal centro Ricerca — Ricordiamo che nella stagione precedente questa specie veniva avvistata settimanalmente». Quest’anno, invece, neanche una: solo segnalazioni da imbarcazioni private. Anche alcuni tursiopi (delfini) mappati dal Centro Ricerca sono spariti, rimpiazzati da esemplari più giovani. «È avvenuto un cambio generazionale. Siamo felici dell’arrivo delle nuove generazioni perché questo è indice di benessere della popolazione e del fatto che nel nostro mare continueranno ad esserci delfini almeno per un po’». Altro fattore positivo è il ritorno del delfino comune, assente da diverso tempo nei nostri mari. Così come il ripopolamento delle tartarughe marine caretta-caretta, che in Toscana, da Capalbio fino alle coste labroniche, hanno trovato un nuovo habitat, con una spiaggia prediletta: quella di Marina di Campo. Durante l’estate, infatti, sulla sabbia elbana si sono schiuse ben 102 uova.