QUELLA CURVA DELL’«OH» NEL BELVEDERE SENZA VIA D’USCITA
Qualche settimana fa, nello spazio quotidiano che dedico ai caffè, si è parlato di quello che prende il nome dall’Erta del Bau, ripida salita che a sua volta lo deve ai cani che teneva il D’Annunzio nei giardini della sua villa, che vi si affacciava. Mi scriveva allora un lettore dicendo che dopo l’Erta del Bau avrei dovuto parlare anche della “Curva dell’Oh”. Le ricerche intorno a essa mi hanno portato fino a Bellosguardo, su quelle alture da cui i cartografi e gli incisori prendevano la vista di Firenze per trasferirla nelle loro mappe panoramiche. Nella piazza di Bellosguardo si ha infatti un quadrivio, tra via San Carlo, via Piana, via di Bellosguardo e via Roti Michelozzi, dall’aspetto ordinario, insospettabile per un forestiero — come tutte le vie della Firenze d’altura più nobile, le varie strade sono bordate da muri in pietra che le fanno apparire simili a strade di servizio — se non facesse capolino un tempietto a suggerire i fasti dei giardini interni. Ma anche di fronte a un simile indizio, difficilmente tra le quattro strade il forestiero sceglierebbe via Roti Michelozzi: non solo è la più stretta, ma presenta anche, all’imbocco, un cartello «strada senza uscita». Sarebbe un errore: anzitutto perché si priverebbe della Curva dell’Oh, che arriva dopo il primo drittone; poi, non potrebbe capire il perché di quel nome — l’«Oh» è infatti quello che sovviene a chiunque quando gli si apre davanti, improvviso, il panorama di Firenze –; infine, non potrebbe scoprire perché, tra i tanti panorami della città, sia stato questo, peraltro meno agilmente raggiungibile di altri, a passare agli annali con un tal nome. C’entra infatti la provenienza, più che il numero, degli «Oh». Nelle ville intorno, quella dell’Ombrellino e quella Malenotti, furono ospitati Galileo, Garibaldi e Foscolo, che qui venivano a passeggiare, mentre nell’ultima, la Torre di Bellosguardo, la scrittrice tedesca (e principessa) Walburga Paget ospitò nell ‘800 i maggiori letterati dell’epoca, una tradizione continuata poi dalla principessa Trefusis, che la rese di nuovo, a inizio ’900 ritrovo di grandi personalità — ospiti fissi erano Christian Dior e proprio quel D’Annunzio che sovente dava ordine al cocchiere di lasciare l’Erta del Bau per venire alla Curva dell’Oh.