Rifiuti, il Pd litiga. E la Regione: vi commissariamo
Scontro tra «ortodossi» e «disertori»: 17 sindaci della costa fanno saltare l’ok a un socio privato
Menesini (Capannori) No all’ideologia delle gare, le società pubbliche lavorano bene
Nel Pd scoppia la guerra sui rifiuti tra sindaci «ortodossi» e sindaci «disertori». Con il rischio che alla fine siano tutti commissariati. Gli «ortodossi» sono i sindaci del Pd (Pisa in testa) che, dopo la sconfitta al Tar del Comune di Livorno (a guida M5S), volevano procedere celermente verso la gara per trovare un partner privato per Rete Ambienti, la società che ora detiene le quote di tutte le società municipalizzate della gestione di rifiuti, da Carrara a tutta la costa, compresa Lucca. I «disertori» sono 17 sindaci che hanno fatto saltare la riunione dell’Autorità di ambito (l’istituzione da cui doveva passare la decisione della gara): con in testa quello di Capannori, Luca Menesini (renziano doc), chiedono che non si proceda alla gara e che Reti Ambiente resti tutta pubblica. Uno scontro che è andato avanti per mesi sottotraccia, con tentativi di mediazione da parte del segretario Pd Dario Parrini e del suo vice Antonio Mazzeo, sicuri di aver superato lo scontro proponendo un doppio binario: far partire subito Reti Ambiente a guida pubblica e contemporaneamente avviare la gara per scegliere il partner privato. Invece, ieri, l’esplosione. Menesini e con lui i sindaci di Massa, Camaiore, Altopascio, Porcari, Aulla e altri 11 non entrano alla riunione. Sanno che l’Autorità ha bisogno dei loro voti, per approvare la gara, già una volta lanciata nel 2011 e poi ritirata: «Le condizioni rispetto al 2011 sono cambiate», spiega Menesini, ora non c’è bisogno dei «200 milioni di investimenti previsti» (per i quali erano necessari i privati) e ormai le società pubbliche «già gestiscono i rifiuti». I vertici del Pd toscano trasecolano: «Forse i 17 sindaci temono di perdere perso politico nell’azienda unica dei rifiuti — è il ragionamento dei dirigenti Democratici, tra lo stupore e la rabbia — ma fare a meno di un partner privato sarebbe un autogol per tutta la costa». Il sindaco di Pisa Marco Filippeschi, insieme a quelli di Pontedera, San Miniato, Peccioli e Collesalvetti (tutti Pd) attaccano i colleghi «disertori»: «Scelte campanilistiche e retrograde, intervenga la Regione». E la Regione minaccia i «disertori»: o si trova un accordo o si va «verso il commissariamento», dice l’assessore all’Ambiente Federica Fratoni. Cioè una gara da alcuni miliardi di euro sarà decisa non dai Comuni, ma dalla Regione. «Ci accusano di campanilismo? Loro hanno l’ideologia delle gare», ribatte Menesini. Ma non è un errore chiamarsi disertori a pochi giorni dall’anniversario di Caporetto? «I disertori, nel 1940, hanno fatto la storia», ribatte Menesini.
Filippeschi (Pisa) Scelta retrograda e campanilista