UN DOPPIO BINARIO PER SCIOGLIERE IL NODO DEI RIFIUTI
Nell’Ato Costa bisogna arrivare ad soluzione per avere rapidamente una gestione unitaria del ciclo dei rifiuti. Non possiamo più aspettare. Primo: l’affidamento dell’Ato Costa ad un gestore unico, obiettivo centrale dalla legge regionale, è in grave ed inaccettabile ritardo. Gli altri due Ato toscani hanno già aggiudicato e i concessionari sono al lavoro. Occorre procedere quindi rapidamente e bene perché servono investimenti per realizzare opere infrastrutturali e raggiungere così obiettivi ambientali importanti. Secondo: i Comuni hanno la responsabilità di decidere, nell’assemblea dell’Ato, la forma gestionale del servizio. La decisione già assunta è di usare la formula della Spa mista (partenariato pubblico-privato), scelta a quanto pare non più condivisa da alcune amministrazioni. È una decisione «politica» che devono prendere i Comuni, con responsabilità e rapidità. Non voglio e non posso entrare nel merito della scelta, ma credo sia giusto ricordare che scegliere un partner privato secondo le modalità previste dalla legge europea e nazionale, non può configurare in alcun modo un «danno erariale». Né compromette il raggiungimento degli obiettivi ambientali di riciclaggio, riduzione della discarica e recupero energetico, che saranno quelli previsti dalla legge, dalla gara e dal contratto di concessione. Ricordo anche che il recente decreto Madia sulle società partecipate fissa un limite «minimo» alla presenza azionaria dei soci privati al 30 per cento e che quindi una discussione se scegliere il 30 o il 45 non mi pare particolarmente significativa. L’ipotesi di proseguire con la decisione già assunta e quindi con la nuova gara, resta ad oggi la scelta più ragionevole, secondo un’esperienza societaria consolidata in Toscana in tutti i settori. Ovviamente, la politica può sempre scegliere di cambiare idea, l’importante è decidere rapidamente, sapendo che un affidamento in house del servizio, pur se giuridicamente possibile, è tecnicamente ed industrialmente difficile per i vincoli che la legge (ancora il decreto Madia) ha recentemente introdotto. Terzo: qualora dovesse continuare questa situazione di stallo, è corretto che vengano attivati i poteri sostitutivi e commissariali previsti dalla legge in vigore, che affida questo compito al Prefetto competente per territorio. Visto il ritardo accumulato e considerata l’urgenza di avere un gestore unico, questa è l’unica strada in caso di mancata intesa fra i comuni, titolari della competenza. Visto che l’obiettivo è quello previsto dalla legge regionale, un gestore unico di ambito, credo che la Regione possa e debba svolgere un ruolo di regia e di cerniera. Condivido il tono usato dall’assessore regionale Federica Fratoni che suggerisce che gli eventuali poteri sostitutivi siano esercitati in una relazione stretta con i territori. Quarto: un’ipotesi, anche visto lo stato dei conferimenti in Retiambiente, è quella di partire rapidamente con un affidamento diretto a Retiambiente, nelle more dello svolgimento della nuova gara per il partner, facendo le opportune verifiche tecniche e giuridiche. Un percorso già usato in altri casi in Italia e che consentirebbe un rapido avvio della gestione unitaria di ambito e visibilità all’azienda sul territorio. Un’ urgenza non legata solo alle esigenze dei Comuni dell’Ato, ma anche, per promuovere subito dopo l’integrazione dei tre gestori, il processo di creazione dell’industria toscana dell’economia circolare.