Venti anni e venti case di Tommasino «Superiamo il dolore aiutando gli altri»
La missione della Fondazione continua. Bacciotti: «Una ragione di vita dopo la tragedia»
Tommaso Bacciotti, per tutti Tommasino, tra qualche giorno avrebbe soffiato 20 candeline. Un tumore, però, se lo è portato via il 19 dicembre del 1999, dopo due anni di battaglie. Quel giorno, dopo atroci sofferenze, i suoi genitori, Paolo e Barbara, si trovarono a un bivio: farsi travolgere dal dolore, talmente forte da distruggere spesso anche i matrimoni, oppure trovare la forza di reagire. Come? Ripartendo dal Meyer, il luogo dove Tommasino si era addormentato. «Tagliare di netto i ponti, per provare a soffocare i ricordi sarebbe stato più semplice — racconta babbo Paolo — Invece con mia moglie capimmo che potevamo trovare una nuova ragione di vita aiutando altri genitori con bambini malati». È per questo che nasce la Fondazione Tommasino Bacciotti, che con i primi fondi raccolti finanzia una borsa di studio per una dottoressa che vola a New York per studiare le nuove tecniche per attaccare i tumori cerebrali.
Poi però babbo Paolo ha un’intuizione, figlia della lunga esperienza al Meyer, con i piccoli e famiglie al seguito arrivate dagli angoli più remoti d’Italia: Lipari, Sardegna, Calabria ed Est Europa. Tutte situazioni devastanti, con problemi logistici ed economici che si andavano a sommare alle sofferenze della malattia, con il nostro ospedale pediatrico che spesso è l’unica speranza di salvezza. Così i Bacciotti decidono di affittare una casa dal Comune, che viene ristrutturata con tutti i confort, e tutto gratuito, per ospitare una famiglia siciliana con una ragazzina di 12 anni, curata (e guarita) grazie alle cure del Meyer. Questa casa era al civico 47 di lungarno Ferrucci. «E per festeggiare i 20 anni di Tommasino, il prossimo 16 dicembre, inaugureremo la ventesima casa di accoglienza che la fondazione è riuscita ad aprire in sette anni — racconta ancora babbo Paolo — È questo il nostro regalo per il compleanno di Tommasino: al civico 49, sempre in lungarno Ferrucci, proprio accanto al punto da cui eravamo partiti». Oggi l’organizzazione di Tommasino ospita 90 persone al giorno, senza pagare affitto e utenze, e contando anche sulle forniture alimentari di alcune aziende sostenitrici. Dall’inizio di questo progetto sono passati 17 anni e la fondazione ha raccolto circa alcuni milioni di euro. Ogni anno vengono pagati 100 mila euro di affitti e 45 mila di utenze. Un impegno importante, impensabile all’inizio, ma che ora è diventato realtà anche grazie alla disponibilità di tanti personaggi dello sport e dello spettacolo. «Perdere un figlio è una cosa impensabile. Però questa perdita ha forgiato il mio carattere: ero timidissimo, diventavo rosso quando dovevo parlare con chi non conoscevo — ricorda Paolo Bacciotti — Un paradosso per uno che fa il ristoratore come me». Già il ristorante, Tullio a Montebeni, sulle colline di Fiesole. Che poi babbo Paolo, tra una bistecca grigliata e l’altra, ha
La foto del piccolo Tommasino
Renzi, Conti e Antognoni per il Natale al Meyer
Il sindaco Nardella consegna le chiavi della ventesima casa di accoglienza, che sarà inaugurata il 16 dicembre in lungarno Ferrucci
L’interno di una delle case d’accoglienza
trasformato in una sorta di «juke box» per aiutare gli altri, bambini malati in primis. Piano piano sono arrivati politici, attori, calciatori e pure grandi aziende. E ognuno ha iniziato a fare la propria parte per finanziare le attività della fondazione e facendo da testimonial per la vendita delle uova a Pasqua, del panettone a Natale, delle bomboniere, della maratona per Tommasino. «In questi venti anni abbiamo avuto l’aiuto di tante persone generose. Magari dalle banche, ad eccezione della Fondazione Cr Firenze che tanto sostegno ci offre, una mano in più non guasterebbe — racconta ancora Bacciotti — Se siamo riusciti a tagliare questo traguardo lo devo in particolare a Simone, il nostro storico volontario, e anche ad un amico speciale come Giancarlo Antognoni, che a Firenze riesce sempre a unire tutti, per aiutare gli altri. Presto inaugureremo altre due case: consapevoli che Tommasino ci guarda da lassù, e ci regala un sorriso».
Il bivio Perdere un figlio è impensabile Con mia moglie capimmo che potevamo trovare nuova forza aiutando altri genitori di bambini malati del Meyer